Documento congiunto di Sinistra Italiana Nazionale, Regionale e Provinciale sul rapporto SPES “Valle del Sabato e Valle dell’Irno” Avellino

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Nel 2016, a seguito di importanti manifestazioni e iniziative promosse da comitati, associazioni e movimenti spontanei di cittadini, l’ “Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno” di Portici (NA) , in collaborazione con altri importanti istituti di ricerca come l’Istituto Pascale di Napoli, il CNR e le Università di Milano, Federico II e SUN di Napoli, ha eseguito uno “Studio di Esposizione nella Popolazione Suscettibile-SPES”, una ricerca epidemiologica trasversale sull’uomo al fine di indagare la correlazione tra esposizione ambientale e salute in Campania.

In Irpinia le aree interessate sono state quelle della Valle del Sabato e della Valle dell’Irno, che, come sappiamo, da decenni sono fortemente esposte a processi di inquinamento dei corsi d’acqua, dei suoli e dell’aria soprattutto a  seguito  di  storture storiche della pianificazione produttiva e di una  degenerazione dell’attuazione del ciclo industriale.

I risultati, purtroppo, sono stati resi pubblici a cinque anni dalla esecuzione dei prelievi ematici e solo grazie alla forte insistenza delle associazioni ambientaliste interessate e ai “Medici per l’Ambiente” .

La dirigenza dell’Istituto attribuisce tale ritardo ai due anni di tempo che sono stati impiegati dall’Istituto Superiore di Sanità per la convalida dei risultati e alle problematiche legate agli eventi pandemici.

Tali motivazioni appaiono poco convincenti ma anche preoccupanti in quanto in cinque anni non solo si rischia di vanificare l’efficacia di una simile iniziativa ma si mette anche a repentaglio la salute stessa dei cittadini di quei territori in quanto i test di analisi non sono stati realizzati attraverso campionature esterne ma con il rilevamento di inquinanti presenti negli organismi dei tanti volontari che spontaneamente si sono sottoposti allo screening di campionatura.

I risultati non lasciano alcun dubbio sul livello di pericolosità raggiunto in quanto è stata riscontrata l’eccessiva  presenza di metalli pesanti e di elementi fortemente nocivi come l’antimonio, il titanio, il cadmio, il mercurio e la diossina,  in proporzione addirittura superiore ai tassi riscontrati nella già tristemente famosa  “Terra dei fuochi”  .

In queste due aree della provincia di Avellino siamo a un punto di non ritorno e davanti a questi dati scientificamente inoppugnabili, a cui è doveroso associare quelli relativi ai monitoraggi periodici relativi alle condizioni dell’aria e delle acque realizzate dall’ARPAC,  che ne confermano la costante e  insidiosa insalubrità, è venuto il momento da parte della Regione Campania e delle Autorità sanitarie competenti di realizzare conseguenti interventi concreti e immediati senza perdersi nelle chiacchiere evasive degli annunci.

In particolare è fondamentale, come richiesto da tempo dalle associazioni e dalle comunità locali,  che si continui a realizzare l’azione di prevenzione primaria e secondaria per tutelare la salute delle popolazioni  interessate e procedere alla riduzione delle cause di inquinamento che oramai sono chiare come il cristallo e che solo chi non vuol vedere finge di non sapere e da quale  parte rivolgersi.

Insomma servono uno screening per la popolazione coinvolta, il coinvolgimento di competenze sanitarie e scientifiche, un’indagine epidemiologica per individuare la prevalenza di patologie correlate all’inquinamento. Porre fine ad un inquinamento folle e distruttivo del territorio.

Intanto, a seguito della pubblicazione dello studio SPES, è stata avviata un’inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Avellino che ha aperto un fascicolo nel merito. Vorremmo che questa volta, però, si approdasse a conclusioni vere, visto che i comitati hanno presentato esposti circostanziati già nel 2013 e nel 2016, senza nessun risultato.

Grandi sono le responsabilità che investono tutti gli organi istituzionali che in questi anni che hanno avuto atteggiamenti superficiali, omissivi, se non conniventi, nonostante dal territorio si fosse sollevata forte la voce delle popolazioni che denunciavano una condizione di vita intollerabile.

In queste due aree occorre dichiarare uno stato di emergenza ambientale e bloccare qualsiasi forma di ulteriore pressione in quanto sarebbe letteralmente criminoso perseverare in tale cinica indifferenza. 

Sinistra Italiana, da sempre e con coraggio esposta in prima linea in tali vertenze, in questa vicenda svolgerà  responsabilmente il proprio  ruolo, impegnando le Autorità e le Istituzioni nazionali, regionali e provinciali competenti perché diano risposte serie e immediate, a partire dalla presentazione di un’interrogazione parlamentare urgente e dalla sollecitazione di un Consiglio Regionale straordinario di merito che discuta anche delle ricadute degli investimenti delle risorse del Recovery Fund su questa drammatica situazione.

Non si può assistere al paradosso che la lotta per la vita che stiamo tutti conducendo per salvaguardarci dalla pandemia virale ci faccia convivere con un  altrettanto fenomeno di insidia per la salute umana che  non desta allarme solo perché agisce silente distribuendo nel tempo malattie, morte e devastazione.

Dobbiamo farlo per onorare la memoria di tanti cittadini e lavoratori che inconsapevolmente ci hanno lasciato a causa dell’inquinamento, dobbiamo farlo per evitare che altre persone e il nostro ambiente possano ammalarsi, dobbiamo farlo perché noi siamo solo quelli che hanno avuto in prestito questa Terra dalle generazioni che verranno.

 

Roberto  Montefusco, Segrteario provinciale Sinistra Italiana Avellino

Tonino Scala,   Coordinatore regionale Sinistra Italiana Campania

Serena Pellegino, Resp.le  Territorio, Segreteria Nazionale Sinistra Italiana