Dogana, Troncone: un patrimonio statuario prezioso, è tempo di valorizzarlo

Perplessità sul progetto di restauro: mi chiedo chi lo abbia visto

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“Un patrimonio statuario che altre città ci invidiano e che merita di essere valorizzato”. A sottolinearlo l’architetto Gerardo Troncone nel corso del confronto promosso dal Gruppo Archeologico Irpino – in collaborazione con Il Bucaneve, Avellino per il Mondo, l’Irpinia ritrovata, Amica Sofia, Insieme per Avellino e per l’Irpinia – al Circolo della stampa su “L’edificio narrante della Dogana”. Un incontro che diventa l’occasione per ripercorrere la storia di uno dei monumenti della città, per il quale il progetto di restauro tarda a realizzarsi. Troncone non nasconde le proprie perplessità su un intervento “che nessuno conosce e ha visto nel dettaglio. Difficile esprimere un parere”. Quindi si sofferma sul contributo offerto alla rinascita della città dai Caracciolo, che vollero rilanciare l’economia del capoluogo investendo sulla risorsa acqua, attraverso la realizzazione di mulini e filande. Una città decimata poi dalla peste che uccise l’80 per cento della popolazione. “La città – spiega Troncone – rinacque – e per celebrarne la rinascita la Dogana dei Grani fu ristrutturata da Cosimo Fanzago. Ad impreziosire il monumento un apparato statuario importante, a partire dalla Venere che sembra richiamare la Venere landolina di Siracusa e dunque il modello di Prassitele”.

E’ quindi il medico ed appassionato di cultura classica Giuseppe D’Amore a soffermarsi sulla mitologia e i molteplici significati legati al patrimonio statuario “La Dogana è un edificio narrante, attraverso le sue statue ci racconta la peste che colpì Avellino con Apollo, dio della peste e Niobe, le cui figlie furono vittime della vendetta di Apollo. A campeggiare sulla facciata della Dogana anche i busti di Augusto, Marco Aurelio e Antonino Pio, a sottolineare come la città potrà rinascere grazie  alle virtù del principe Caracciolo, paragonabili a quelle dei signori illuminati di Atene. Altre due figure che compaiono nell’apparato statuario sono quelle di Kore, giovinetta che richiama il mito di Persefone rapita da Plutone per tornare alla vita sei mesi all’anno e Trittolemo, re di Eleusi, a cui Demetra avrebbe insegnato l’arte dell’agricoltura. L’edificio narrante sembra ricordarci che solo attraverso l’agricoltura  sarà possibile evitare una nuova carestia”. Ma D’Amore si sofferma attraverso una serie di immagini anche sugli errori commessi dalle passate amministrazioni, a partire dll’intervento del 1928 con la Dogana distrutta per creare il cinema  Umberto “Ci si interroga e si litiga sul un restauro ma di fatto non è rimasto nulla”.

E’ quindi Maria Ronca a soffermarsi sull’impegno dell’associazione Il Bucaneve per mantenere vivo il tessuto culturale cittadino, dal concorso ‘Avellino in versi’ a confronti, mostre, spazi di condivisione per offrire una vetrina a chi sia appassionato di arte e poesia. Un percorso dedicato in particolare, come ha spiegato anche Elvira Napoletano, alla rivitalizzazione del centro storico di Avellino, preziosa da questo punto di vista la biblioteca intitolata al padre, il professore Goffredo Napoletano, nei locali della pro loco. Tra gli ospiti dell’incontro anche lo studioso Giuseppe Maruotti che illustra la sua battaglia in difesa del grano, contro ogni forma di adulterazione, di qui la ncessità di scegliere pasta integrale e biologica di cui si conosca il luogo di produzione.