Donna picchiata in pieno centro, la spettacolarizzazione della violenza a caccia di click

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Una gomitata. Poi un pugno. Svariati calci, mentre altri due uomini riprendono la scena commentando come si fa una partita di calcio. Questo è quanto accaduto a una donna nei pressi del Comune di Avellino nella notte fra il 16 e il 17 luglio.

Scene raccapriccianti, che vengono condivise e ricondivise nemmeno si trattasse di un incontro di wrestling. Si corre ai titoloni, in modo che il video possa essere aperto e condiviso dai maggiori utenti possibili. Oltre 5.000 visualizzazioni e il risultato è portato a casa da tutti i canali di informazione. Nella società del click, la violenza diventa merce pesante.

Si sbatte il mostro in testata, denunciando il degrado degli altri, dimenticandoci molto spesso del nostro.

Scrisse Hannah Arendt, ne “La banalità del male” (1963):
“È anzi mia opinione che il male non possa mai essere radicale, ma solo estremo; e che non possegga né una profondità, né una dimensione demoniaca. Può ricoprire il mondo intero e devastarlo, precisamente perché si diffonde come un fungo sulla sua superficie. È una sfida al pensiero, come ho scritto, perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che s’interessa al male viene frustrato, perché non c’è nulla.”

Di Vincenzo Fiore