Donne, quella battaglia contro la violenza

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Quando al mattino ti svegli, dopo un sonno non sempre ristoratore, e ti apri al mondo, e gioisci del nuovo giorno certo di poter godere i tuoi cari, con la pulsione di voler fare ancora qualcosa per loro, e ti senti utile e forte, e ti senti di ringraziare il Signore per il dono che ti ha fatto, e non preghi per te perché vivi totalmente per gli altri, sicuramente in te palpita un cuore di Donna. Un cuore che ama senza sosta, senza inganni, senza parole; un cuore che è il dono più prezioso al mondo che non ti sarà mai tolto, a guardia dei tuoi atti quale custode del diritto alla vita. Il cuore di una Donna è una perla preziosa, una ricchezza, un tesoro, è l’eco che si propaga  di più al mondo nei momenti di gioia e di sconforto, traboccante solo dell’unica voce soave d’amore. Beato colui che ne sente ancora  l’affettuoso sospiro sempre vigile ad ogni lacrima, ad ogni gioia, ad ogni silenzio, perché certamente per lui la vita è ancora dolce e i sogni ancora tranquilli. Beato chi viene stretto a questo cuore tra braccia amorose, in un sorriso di gioia serena, per essere educato a leggere l’alfabeto della vita. Ci possono essere nella vita di ognuno di noi circostanze infelici che, in modo inaspettato, conducono alla sconfitta, alla tragedia, alle lacrime, al senso di abbattimento. Ma nel momento in cui un cuore di Donna lenisce il tuo dolore con squarci di sole e con mille speranze, ti accorgi che la vita non si ferma ad un bivio e ti regala, col tempo che va, più di una vittoria. E’ un miracolo sublime il suo amore, è un mistero indefinito, imperscrutabile, scolpito sul marmo della memoria come graffito indelebile. Tanti scritti ne parlano, tante poesie ne focalizzano l’eterna natura umana e divina. Alla luce di tali considerazioni, il ruolo di una donna nella vita umana acquista una prospettiva talmente elevata che se venisse a mancare si avvertirebbe, e ciò sta già accadendo al giorno d’oggi, il rischio di una crisi profonda di affetto, di amore, di maternità; si avvertirebbe un vuoto di valori che porterebbe solo verso un mondo di cose comprate, che sono appena un passeggero surrogato della vita nell’infinità dei desideri insoddisfatti. E’ necessario, perciò, preservare l’enorme bene del suo amore tutelandolo dalle sfide e dalle insidie della società moderna, è necessario dire basta ai soprusi e ai maltrattamenti, arginare la brutalità dei fidanzati, mariti e compagni, dire basta alle umiliazioni e alla sottomissione tra le mura di casa. Dunque, c’è molto da riflettere in questa società malata dove forme di violenza antiche quanto mai, sempre più attuali e in continuo aumento, accadono intorno a noi, ci coinvolgono e ci rendono, per qualche verso, corresponsabili. E non si sa se il rimedio sia nelle politiche governative o nella rivoluzione morale della società sempre rinviata, persino derisa, comunque mancata. Occorrerebbe prendere, in tempi brevi, concrete soluzioni come aver fiducia nelle istituzioni, riconquistare la propria dignità e non arrendersi mai alla violenza che accade da sempre e che viene definita femminicidio, un neologismo che prende spunto  dalla storia biologica antica, come se si volesse sottolineare il sesso e come se fosse un delitto diverso dall’omicidio o meglio dall’umanicidio.  La diversità biologica non significa inferiorità. Le donne e il loro cervello-sostiene Rita Levi Montalcini-costituiscono un immenso serbatoio di potenzialità non sfruttate. La loro diversità costituisce la forza trainante dello sviluppo sociale, la forza etica ed insieme il grande dono della riproduzione biologica e non già le perduranti asimmetrie di origine e sesso. Le violenze perpetuate attraverso gli anni vanno eliminate  per ridare alle donne la loro dignità. Il concetto di uguaglianza dei sessi implica, purtroppo ancora oggi, lotte, proteste, manifestazioni, affanni, mortificazioni e rinunce per affermare i propri diritti e la propria dignità. Ben venga a tal proposito la festa della donna! E’ una ricorrenza importante che apre una radura luminosa nell’ombroso ed impervio corso della routine odierna. E’ un modo per dire grazie a tutte le donne che soffrono in silenzio, per dire di non arrendersi ed offrire loro un po’ di spazio dentro al grande spazio del mondo. Un dato è certo: la figura della donna è collegata ai fiori, alla fertilità, ai profumi della primavera, alla forza spirituale della vita, alla speranza che il mondo diventi specchio di un cuore di donna. Il quadro si presenta a tinte fosche nei paesi del terzo mondo. Qui si è verificato un fenomeno noto come “femminilizzazione della povertà” per l’alta percentuale di donne che vivono sotto la soglia di povertà. Inoltre , ancora oggi, in molti di questi Paesi le donne, come quelle fantasma di Kabul, vivono sotto una legge di ferro  implacabile che prescrive, tra le tante incivili norme da rispettare, l’orribile pratica dell’infibulazione. Molte donne vivono oggi situazioni di violenza, di stalking, di mobbing, di straining, situazioni che spaziano dalla persecuzione telefonica alle minacce, dai comportamenti aggressivi e vessatori, all’impiego della più violenta distruzione fisica. Atti persecutori reiterati che necessitano di aiuto, ma che il più delle volte non vengono denunziati per atavico timore e pudore. Nel codice penale italiano, noto come codice Rocco, dal nome del suo estensore promulgato nel 1930, il corpo delle donne era ipotizzato come proprietà di un uomo, marito o padre. Nel corso del tempo il codice  ha subito profonde e progressive trasformazioni. C’è voluta una legge, il cui iter è durato 20 anni, affinché la violenza sessuale venisse considerata; ”Un crimine contro la persona”. Gesù, andando contro corrente, mostrò di apprezzare le donne fino ad affidare il messaggio della propria resurrezione a Maria Maddalena. Il Medioevo, nonostante l’attribuzione del peccato originale alle donne e, quindi, delle sofferenze terrene, è dominato da donne famose per le quali sono stati versati fiumi d’inchiostro. La violenza sulle donne dovrebbe ricordare, a quanti l’hanno dimenticato o l’hanno da sempre ignorato, che le donne costituiscono l’altra metà del cielo.

Dora Garofalo