Dorso: intorno a lui fu notte

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Quando il giovane editore Renato Pergola mi ha fatto partecipe di voler ripercorrere la strada dei suoi avi, tipografi illustri e raffinati editori nel Mezzogiorno. mi sono commosso e ho ricordato loro che il 7 gennaio del 1923 (come annunciato ieri ), un secolo fa, nasceva nella tipografia dei loro antenati il Corriere dell’Irpinia diretto dall’illustre meridionalista Guido Dorso. Così il mio interlocutore ha sentito forte il senso di appartenenza ad una storia che oggi lo rende a dir poco orgoglioso. E a lui, sorpreso per l’anniversario, dico “Ruit hora” ( “E’ giunta l’ora”) così come Dorso concludeva il suo editoriale sul primo numero del mitico Corriere dell’Irpinia a cui oggi, in occasione del secolo di vita, dedichiamo un inserto di dodici pagine con scritti di autorevoli esponenti della vita culturale irpina. Ma questa data mi ha suggerito di scrivere oggi, cari lettori, una mia riflessione sul giornalismo e la sua evoluzione attraverso il tempo che Dio mi ha concesso nei circa sessanta anni che ho vissuto dentro la professione nei ruoli più diversi, tra carta stampata, televisioni e oggi web. Che cosa è oggi l’informazione? Per quanto mi riguarda ho sempre ritenuto che essa è un presidio a difesa della libertà e della democrazia, contro ogni forma di fascismo e di dittatura. Su questi valori bisogna stare molto attenti perché dietro ogni forma di apparente innovazione ci potrebbe essere il sottile disegno di eversione. Le lezioni che giungono dalla Cina, dalla Russia, dai paesi sudamericani dove la libertà è negata non si devono assolutamente ignorare. Sentiero fascista in Italia è anche il percorso che si sta compiendo per la rapida conclusione del disegno di legge sull’autonomia regionale differenziata. Attenti a riproporre, in modo subdolo, la penalizzazione del Mezzogiorno rispetto al nord. Come si atteggia l’informazione rispetto a questo problema? I giornali del Nord , per la maggior parte si schierano ovviamente a favore delle regioni settentrionali, con commenti a volte carichi di velenosità nei confronti del sud: le poche testate meridionali (la grande stampa sta oltre il Lazio) si affidano al ribellismo, alla protesta, a minacce di rivolta. Quel ribellismo spurio che ha segnato in moltissimi casi le disgrazie del Meridione. Qui torna forte ed attuale l’ammonimento dorsiano sul ruolo della classe dirigente meridionale con il grande limite dell’individualismo, del potere personale, degli antichi vizi del trasformismo e del clientelismo. Certo, in tempi andati c’era la figura dell’editore puro, nel senso che proponeva come modello la cultura, non disdegnando gli affari. Oggi il mercimonio che si fa delle notizie inquina le coscienze e provoca talvolta paura e sbandamento. I giornali sono in crisi non perché le condizioni economiche sono penalizzanti per l’editoria, ma soprattutto perché manca un pensiero definito, la cultura è spesso messa all’indice e la semplificazione del web non consente la riflessione. Il giornalismo d’inchiesta, fatta qualche eccezione, è scomparso, gli editori non intendono impiegare risorse e si limitano a fare i conti in tasca ala lettore. Ecco perché è assolutamente indispensabile ritornare al pensiero, alle inchieste, alla ricerca della verità costi quel che costi. Questa fu la strada tracciata da Guido Dorso con coraggio e rigore morale. Fu bastonato dai fascisti, vilipeso per le sue sacrosante battaglie e quando osò difendere la propria autonomia e la libertà di pensiero intorno a lui fu notte. Anche per difendere le sue idee oggi gli dedichiamo un inserto speciale che sia di monito per quanti intendono difendere autonomia e coraggio.

di Gianni Festa