Draghi e il futuro del paese

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Il Governo Draghi gode di una maggioranza parlamentare amplissima, della massima considerazione tra i Media e i poteri forti e di una percentuale di più del 60% nei sondaggi. Secondo M. Travaglio (Il Fatto quotidiano del 25.5) “E’ generalizzata l’idea che i partiti devono stare fermi e lasciar fare tutto a Draghi,” Sulla pandemia sta facendo bene e i vaccini proseguono a ritmo crescente. Anche sul Recovery plan le cose vanno bene e la regia di comando, da lui presieduta, comincia a funzionare. Ma quanto durerà questo feeling e una maggioranza così diversa e sbrindellata, con la Lega mezzo dentro e mezzo fuori e Berlusconi appiattito sulla destra gli lascerà fare le riforme strutturali che non sono state fatte per trent’anni e che frenano l’economia e lo sviluppo del Paese? Sicuramente no perché le idee di riforme tra Meloni, Salvini e Berlusconi da una parte e M5S e Pd dall’altra sono opposte. e inconciliabili.

Draghi cerca di fare a meno dei partiti e dei sindacati e si sforza di conciliare il più possibile tutti senza scontentare nessuno, compresi i poteri forti e la Confindustria, senza modificare le norme ma derogandole a tempo per alcuni obbiettivi (Vedi Decreto Semplificazioni) cercando di semplificare al massimo bypassando numerose norme e controlli per i lavori previsti dal PNNR. Ma, anche così, le polemiche non mancano e quando si dovranno toccare interessi consolidati e protetti esploderanno con violenza. Potrà bastare per il Recovery plan? Probabilmente no e, prima o poi, i nodi verranno al pettine. Si andrà sicuramente avanti fino al prossimo gennaio quando si dovrà eleggere il prossimo Presidente della Repubblica. Draghi è il favorito e avrebbe una maggioranza tale da poter essere eletto al primo scrutinio. Non può non tener conto di una occasione più unica che rara e afferrarla al volo..Non ha un suo partito e non sembra voler sceglierne o fondarne alcuno. Le destre non vedono l’ora di farlo eleggere alla Presidenza della Repubblica e andare ad elezioni che, secondo tutti i sondaggi – se le cose rimanessero come sono- vincerebbero a mani basse. Qualcuno pensa di poter convincere Mattarella a farsi rieleggere per dimettersi a legislazione conclusa. Non sarà facile perché ha più volte manifestato l’intenzione contraria.

In caso di dimissioni del Governo in Parlamento non sembra possibile formarsi un’altra maggioranza per riportare Conte, che gode ancora del favore popolare, alla Presidenza perché Renzi sarebbe contrario e i “responsabili” continuano a latitare in ordine sparso. L’unica alternativa possibile è che gli scenari politici mutino profondamente già nei prossimi mesi; che il tentativo di Conte di fare del M5S, anche cambiando nome, un vero partito di centro accogliendo i tanti cattolici orfani della DC e di F:I abbia successo; che il PD ritrovando i valori perduti, possa riprendere contatto con le masse e che favorisca il rientro di Bersani, unico leader apprezzato e serio, con le idee chiare e sicuramente progressista ma purtroppo inascoltato, e possa addirittura includere, in una  nuova sinistra democratica e riformatrice, anche Fratoianni.

Restano l’incognita Renzi e quella Berlusconi.  Berlusconi continua a perdere pezzi, non ha un successore, è ormai vecchio e acciaccato e non più all’altezza. Probabilmente F. I. scomparirà dalla scena politica e i fuoriusciti rimarranno divisi in vari tronconi. Infine c’è Renzi che sicuramente è un politico di valore e non starà con le mani in mano. Cosa farà? E’ inimmaginabile che possa fare il secondo di qualcun altro e, per ora, i suoi disegni restano oscuri. Con la “sua” pessima legge elettorale rimarrebbe fuori dal Parlamento. Erediterà Forza Italia? Proverà a raggruppare i cattolici e i moderati? Sono le incognite degli scenari politici che si affacciano in un orizzonte pieno di foschie.  Senza una svolta radicale e uns rigenerazione dei partiti ed una nuova legge elettorale che ridia ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti, prepariamoci ad un governo delle deste che ci allontanerebbe sempre di più dall’Europa.

di Nino Lanzetta