E’ l’anno più difficile

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1981

Ci dibatteremo, chissà per quanto tempo ancora, tra emergenze di ogni genere. Eravamo convinti che la fine dell’incubo fosse vicina. Ci siamo invece, via via dovuti accorgere – come disse Winston Churchill in un celebre discorso – che “non era la fine, neppure l’inizio della fine, semmai solo la fine dell’inizio.”  Eravamo convinti che l’emergenza sanitaria sarebbe stata presto superata. Siamo stati costretti a cominciare la triste numerazione delle ondate, ormai alla seconda, mentre sembra avvicinarsi la terza.  Eravamo convinti che tutto si sarebbe risolto con l’arrivo dei vaccini, pure realizzati a tempi di record. Ci stiamo accorgendo, grazie alle dichiarazioni di molti scienziati e medici, che forse anche questa importante conquista rischia di non essere risolutiva. Non si sa se i vaccinati saranno o no contagiosi. Permane l’incertezza sui differenti vaccini. E già non mancano i casi di persone che, pur avendoli ricevuti, risultano comunque ammalati. La campagna vaccinale durerà l’intero anno e oltre. Perciò non si potrà allentare la presa! Si dovranno mantenere cautele e restrizioni ancora per un lunghissimo periodo. E speriamo di saperle affrontare senza gli indecenti piagnucolii estivi sul perduto diritto alle vacanze, poi tradottisi in comportamenti collettivi irresponsabili!

Quanto poi all’emergenza economica, la parte peggiore è forse ancora al di là da venire. Finora si è provveduto a tamponare la situazione garantendo la sopravvivenza a lavoratori dipendenti e a piccoli imprenditori con i sussidi e gli aiuti consentiti dall’emergenza. Tuttavia, un tale stato di cose non potrà durare all’infinito. Lo stop imposto ai licenziamenti e l’alto costo dei provvedimenti di cassa integrazione rendono impossibile la prosecuzione ad oltranza su questa strada. E il termine ultimo della fine di marzo si avvicina drammaticamente!

C’è poi l’emergenza politica. Ed è stupefacente notare la distanza tra i comportamenti complessivamente responsabili del popolo italiano nell’attuale situazione e quelli assolutamente inadeguati di una parte del mondo politico. Tanto pronta a dichiararsi d’accordo con quanto il Capo dello Stato ha detto a fine anno, quanto rapida a tradire il senso profondo del suo breve ma significativo discorso. Mattarella, infatti, ha sottolineato l’estrema delicatezza del momento. Certamente, non essendo un governante, non ha potuto parlare espressamente di “lacrime e sangue”, come fece allo scoppio della seconda guerra mondiale proprio Churchill, avvertendo il popolo inglese di quanto lo attendeva. Ha tuttavia sottolineato la necessaria unità del Paese, che va perseguita senza “annullare diversità di idee, ruoli e interessi”, ma ricercando le necessarie “convergenze di fondo”. Egli ha voluto rassicurare un popolo in cerca di sbocchi e di certezze “senza chiudere gli occhi di fronte alla realtà”. Ma il senso delle sue parole – quanto mai asciutte, essenziali, prive di ogni retorica, anche di quella istituzionale – è stato fin troppo chiaro. Non a caso ha richiamato ancor di più le istituzioni, la politica, l’intera classe dirigente alla “serietà, alla collaborazione e anche al senso del dovere”. Stride con questi concetti l’atteggiamento irresponsabile di quanti appaiono pronti a far correre al Paese il rischio di una possibile crisi di governo, se non addirittura di elezioni anticipate. Soprattutto Renzi, che sembra concepire il confronto politico con Conte come una sfida personale. Anche Pd e M5S, tuttavia, hanno responsabilità nell’aver fatto crescere senza ostacolarli – al solo scopo di piegare il premier ai propri voleri  – manovre e veti reciproci. Ora vi è una situazione intricatissima. E l’ago della bilancia,  tramontati la ricerca di “responsabili” in Parlamento (osteggiata da Pd e M5S) e i mini-rimpasti, sembra andare verso una crisi.(pilotata?). Per completare la legislatura. Forse, un Conte ter mentre aleggia l’ombra di Draghi. E il baratro si avvicina.  Entro aprile, infatti, bisognerà presentare all’Ue il piano per utilizzare gli aiuti. I quali, non va dimenticato, sonoi rimborsi. Arriveranno man mano che le spese saranno effettuate. Ma solo se i progetti saranno davvero efficaci e coerenti con gli obiettivi europei!

di Erio Matteo