E ora che pace sia

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Mai come in queste ore la Domenica delle Palme e il riferimento alla pace assumono la dimensione della speranza. Attraversiamo un periodo a dir poco difficile. Nel quale paura e angoscia scandiscono i momenti della vita. Il morbo che uccide ha messo a nudo le nostre fragilità, ci ha costretti a comportamenti tanto lontani dal nostro abituale modo di vivere. Siamo alla ricerca di certezze che nessuno riesce a darci. E’ il senso della vita che ci riporta ad una intimità spirituale nella quale cerchiamo rifugio. Il tentativo di distrarci attraverso iniziative spettacolari non riesce ad avere ragione della fissità del pensiero che ci interroga. E come d’improvviso, le tante cose che ci sembravano conquiste si sfarinano tra i letti degli ospedali, dove tanti nostri fratelli, di minuto in minuto, perdono la vita. Ci commuovono fino alle lacrime i camion militari che trasportano bare avviate nella solitudine del silenzio dei cimiteri. Un anziano signore a cui era morta la moglie, senza poterle dare un’ultima carezza, si chiedeva perché mai le persone non si erano recate a casa per consolarlo del lutto subito. Il morbo ha violentato anche la sacralità dei riti di elaborazione della tragedia e di solidarietà. Sono pagine di un dolore immenso quelle che si stanno scrivendo in queste ore. Con medici, infermieri e personale sanitario pronti a salvare la vita altrui, molto spesso perdendo la propria. Dentro questo percorso c’è la speranza che resiste. Dovrà pur finire questa brutta stagione di morte. Dovrà pur essere debellata questa crisi che ha scoperto i limiti dell’umanità, aprendo gli occhi alla precarietà del presunto inossidabile, della immortalità del corpo. Le domande. Sono tante. Nessuna risposta. Mancano gli oracoli. Tutto è costruito sulla speranza che ne usciremo. Come? Con la certezza che per tutti la lezione sia stata utile. Almeno io penso così: i ritmi della vita dovranno modificarsi. E’ triste però constatare che neanche questa tragedia ha cambiato i connotati degli impudenti che continuano a trasgredire le regole mettendo a rischio la vita altrui. Maledetti loro. Per tutti noi vale oggi il mistero della fede: scambiamoci un segno di pace.

di Gianni Festa