Ed ora la sfida dello sviluppo

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Avviata a soluzione, con una vaccinazione di massa, la pandemia, Draghi dovrà ora dedicarsi a far ripartire l’Italia mettendo solide basi  per uno sviluppo, non indiscriminato e delle trivelle, come lo vorrebbero le aziende, ma ecosostenibile finalizzato a farci vivere in maniera più dignitosa ed equa per tutti senza distruggere le risorse della natura, rispettando l’ambiente, non lasciando scarti e scorie pericolose e dannose e, nello stesso tempo, assicurando sicurezza e stabilità sul posto di lavoro e garantendo pari opportunità, eguaglianza e diritti sindacali.

Del resto è lo stesso Recovery che ci indica le caratteristiche della ripresa se vogliamo accedere alle risorse che l’Europa ci mette a disposizione. 1) Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; 2) Innovazione verde e transazione ecologica, (attuando politiche territoriali, aziendali ed energetiche atte a superare l’attuale arretratezza); 3) Infrastrutture per una mobilità sostenibile, (che si traduce nella creazione di un moderno sistema di trasporti capace di ridurre l’impatto ambientale): 4) Istruzione e ricerca, (soprattutto migliorando la Scuola introducendovi elementi di meritocrazia e investendo nella ricerca in modo da favorire il ritorno in Patria di numerosi ricercatori e docenti, quasi sempre i migliori e favorendo l’aumento del numero dei laureati, tra i più bassi d’Europa): 5) Inclusione e coesione (favorendo l’inserimento nelle comunità di esclusi ed emarginati, una maggiore solidarietà in una società sempre più multiculturale perseguendo una progressiva riduzione dei ghetti e delle aree degradate): 6) infine la Salute (migliorando e, magari, sottraendo la competenza alle Regioni e regolandolo il sistema a livello nazionale).

Naturalmente per perseguire adeguatamente questi obbiettivi c’è bisogno di porre mano alle riforme strutturali, anche con Decreti legge mettendo i partiti di fronte al fatto compiuto e facendoli assumere le proprie responsabilità in Parlamento; dialogando con i sindacati e la Confindustria senza subirne i dictat.

Se si cambia metodo, e Draghi, è la persona giusta per competenza e autorevolezza per poterlo fare, la ripresa non sarà effimera ma duratura ed efficace. Il governatore della Banca d’Italia, Visco, nella sua relazione annuale di fine maggio, ha detto che la ripresa in Italia è già iniziata ed ha stimato nel 4% il tasso di crescita. Per il FMI (Fondo monetario) la ripresa sarebbe già del 4,3%. Un’attenzione particolare dovrà essere rivolta alla diminuzione progressiva del Debito pubblico riducendo progressivamente il deficit e aumentando le entrate, tassando di più le ricchezze e facendo una seria lotta all’evasione fiscale magari abolendo l’uso del contante e aumentando i controlli senza mettere in mezzo alcun condono camuffato o no. La volontà degli Stati di tassare le multinazionali con una imposta almeno del 15% è già una buona notizia.

Certo il compito anche per Draghi non si presenta facile, ma non ci sono altre strade e in Parlamento si potrebbero formare maggioranze politiche (dal PD ai 5Stelle, a LEU e numerosi esponenti dei gruppi misti) per tentare questa operazione, se nel Governo non si fanno prevalere i tentativi di annacquare tutto da parte dei ministri di Berlusconi e della Lega che, ricordiamolo ancora una volta, sta con un piede dentro e uno fuori per lucrare, nello stesso tempo, i vantaggi dello stare al potere e di non lasciare da sola l’opposizione alla Meloni che cresce nei consensi. Le trovate di questi giorni di una federazione di tutto il centro destra e magari  dell’elezione al Quirinale di Berlusconi, la dicono lunga sulla pericolosità di personaggi come Salvini e Meloni.  E questo è un equivoco che bisognerà, prima o poi, risolvere.

Se non ora, quando?

di Nino Lanzetta