Elezioni: la strategia di Renzi

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Renzi vuole andare ad elezioni anticipate il più presto possibile: il 24 settembre o, al massimo, ad ottobre, perché teme che la legge di stabilità di 34 miliardi, approvata a ridosso delle consultazioni elettorali, possa portargli via molti voti e, perciò vorrà farla a risultato acquisito. Per andarci subito, però, occorre una nuova legge elettorale, da fare a tamburo battente, senza la quale Mattarella non scioglierebbe le Camere.I partiti non vogliono il maggioritario, e perciò è stato giocoforza abbandonare la proposta di un nuovo il Mattarellum. Berlusconi ha perso voti e la centralità della coalizione ed è già un miracolo che sia ancora in sella, lui pregiudicato e non candidabile. Deve guardarsi da Salvini, che aspira alla leadership, e alla stessa Meloni più in sintonia con la Lega, né i fuorusciti, da Alfano, Fitto, Verdini possono tornare da lui con la coda tra le gambe. Però vuole continuare a fare i suoi interessi e proteggere le sue aziende come ha fatto quando era al governo anche a scapito dell’Italia. Il proporzionale, perciò, gli sta bene e la soglia del 5% anche, per punire i troppi transfughi. Il M5S corre da sempre in solitario; non vuole coalizioni e quindi il proporzionale gli va a pennello e le elezioni anticipate pure. Renzi, di fronte alla bocciatura del Referendum e all’ incostituzionalità dell’Italicum, si adegua alla nuova situazione e, forte del 40% dei sì al Referendum che ritiene voti suoi, si appresta alla rivincita senza troppi scrupoli di cambiare le sue idee, il suo carattere e la sua convinta insostituibilità. Aspira a guidare una coalizione dopo le elezioni, prevedibilmente con il centro destra di Berlusconi, cui continuerebbe a garantire la difesa dei suoi interessi e quelli dei grossi imprenditori e dei poteri forti del Paese. Spera, come lui, che una soglia di sbarramento così alta possa punire i vari D’Alema, Bersani, Civati, Fassina, così da avere mani più libere dalla loro assenza nel Parlamento. Con l’attuale sistema tripolare, che si è venuto a determinare in Italia e la fine o il depotenziamento dei partiti minori e le difficoltà del centro destra, la lotta si restringe, secondo lui, tra il suo PD e il M5S. Perciò occorre prendere il maggior numero di voti possibili, guardando a quel 40” dei sì al Referendum, nella considerazione che, se anche il M5S arrivasse primo alle elezioni, non sarebbe comunque in grado di formare un governo da solo a meno di non allearsi con la Lega e la Meloni. Allora lui tornerebbe prepotentemente in gioco, pronto a guidare una coalizione con Berlusconi e chi ci sta se da soli non ce la fanno. Non per caso nel maxi emendamento, presentato dal fedele scudiero Fiano, è previsto l’indicazione del suo nome sulla lista elettorale, il voto congiunto al candidato e alla lista collegata, i listini bloccati e la nomina, in prima battuta, dei candidati dei listini bloccati che, pertanto, continueranno ad essere nominati e non scelti dagli elettori. Altro che sistema tedesco con il quale la legge proposta non ha nulla da spartire. Intanto nel partito si è blindato, con la sua maggioranza di fedelissimi gregari, lasciando agli Emiliano e agli Orlando un posto di pura osservazione con l’avvertenza di non disturbare il condottiere, perché stavolta fa sul serio e non lascia prigionieri. Non si capisce, pertanto, come i pochi sopravvissuti da un’autentica sinistra, da Cuperlo a Damiani, come fanno a rimanere ancora in un partito che non è più il loro! La strategia è delineata e, perciò, la legge elettorale va approvata in pochi giorni: a luglio deve essere cosa fatta. La campagna elettorale è già cominciata e Renzi ha già cominciato ad occupare tutti gli spazi televisivi e a trovar posto nei grandi giornali Il suo treno può partire, sicuro che la Rai, depurata dall’infedele Campo Dell’Orto, e Mediaset convergeranno ancora su di lui ed anche la grande imprenditoria e i poteri forti gli confermeranno la fiducia. Si tratta di migliorare il messaggio mediatico che è tutto e lui, che si è dimostrato, nei tre anni di governo, uno statista abbastanza modesto, quanto a furbizia e a parole non è secondo a nessuno. Ci avviamo ad un ventennio renziano? Fra pochi mesi lo sapremo!
edito dal Quotidiano del Sud