Fermare la guerra, salvare il futuro

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Di Domenico Gallo

Da oltre 400 giorni la guerra sta dilaniando la martoriata terra d’Ucraina, provocando distruzioni incommensurabili, lutti infiniti, lo sterminio di centinaia di migliaia di giovani, mentre diventa sempre più concreto il rischio di un’ulteriore escalation ed estensione del conflitto con il minacciato ricorso alle armi nucleari. Un oceano di odio, sempre più profondo, divide due popoli fratelli, ponendo una pesante ipoteca sul futuro, anche dopo che i combattimenti saranno cessati. Le scelte politiche delle classi dirigenti europee seguendo le orme di USA e GB, si sono vincolate ad una strategia di progressiva escalation del conflitto, scartando irresponsabilmente ogni ipotesi di mediazione, compresa l’iniziativa diplomatica cinese. La pretesa di ricercare la vittoria militare sull’aggressore per pervenire alla pace sta dimostrando tutta la sua tragica impotenza, alimentando una strage insensata e senza fine. L’illusione della vittoria è alla base della preannunziata controffensiva militare ucraina, che ha per obiettivo, oltre il Donbass, la conquista della Crimea, che da nove anni costituisce una Repubblica autonoma inserita nella Federazione russa. La riconquista della Crimea è considerata dall’Ucraina come il suggello della sua vittoria nella guerra in corso, e della corrispondente sconfitta della Russia. La domanda riguardante il nostro futuro prossimo è se la Russia accetterebbe una tale sconfitta, ovvero reagirebbe mettendo mano alle armi terribili di cui dispone, alla luce della sua dottrina strategica che prevede l’uso delle armi nucleari in casi estremi. Questa alternativa diabolica deve essere evitata. Solo la politica la può evitare ripensando la sciagurata opzione di pervenire alla pace attraverso la guerra. E’ necessario ripensare quelle scelte politiche che ci hanno portato in questa situazione senza uscita, in fondo alla quale si intravede l’olocausto atomico. Occorre affrontare i nodi politici del conflitto (estensione della NATO, neutralità dell’Ucraina, regime dei territori russofoni del Donbass, status della Crimea) per aprire la strada al cessate il fuoco e ad un vero negoziato di pace, che possa sboccare in una nuova intesa sulla sicurezza e cooperazione in Europa, sul Modello della Conferenza di Helsinky del 1975. Se non ora quando?