Festa dell’Assunta, è il giorno della processione e in cielo si accendono i fuochi d’artificio

0
2065

Saranno ancora una volta in migliaia a partecipare nel giorno di Ferragosto alla tradizionale processione dell’Assunta. Un rito preceduto alle 10.30 dalla celebrazione in cattedrale da parte del vescovo Arturo Aiello. L’immagine sacra dell’Assunta, Regina della Città, percorrerà tutte le strade come segno di protezione e di benedizione. Un rito a cui la città è profondamente legata. Il 15 agosto di quest’anno ha un significato ancora più speciale, poiché coincide con il 305° anniversario del Simulacro della Vergine. Di qui l’invito dell’Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione a partecipare a queste celebrazioni. La Processione della Madonna partirà alle 19 dalla Cattedrale dopo la celebrazione della Santa Messa secondo un itinerario ormai tradizionale: Via Del Gaizo, via Amabile, via Circumvallazione, via Guarino, via Testa, Piazza Moro, via Colombo, piazza Cavour, viale Italia, Corso Vittorio Emanuele, piazza della Libertà per poi fare ritorno al Duomo. Ieri, intanto, la consegna delle chiavi della città all’Assunta da parte del sindaco Gianluca Festa che ha sottolineato il valore di cui si caricano le celebrazioni dell’Assunta. E c’è grande attesa anche i per i Fuochi piromusicali della mezzanotte che si svolgeranno nel Piazzale degli Irpini, “Sarà il momento clou dell’estate cittadina” avverte il sindaco Gianluca Festa.  Il 16 agosto, invece, di scena in piazza Libertà un evento musicale doc con Tananai dj set, Achille Lauro dj set, Gaia, Matteo Romano, Disco Club Paradiso, Frada, Rizzo e Fluente.

I fuochi d’artificio

I fuochi erano il banco di prova per i fuochisti provenienti da tutta la Campania. La spettacolare gara di fuochi pirotecnici riusciva a coinvolgere ogni anno il pubblico delle  grandi occasioni. Si sparava alle Selve, al Tuoppolo, a via Zigarelli, meno fortunata fu, invece, la scelta di contrada Zoccolari che non piacque ai cittadini. I fuochisti erano quasi tutti di origine campana ma non mancavano pugliesi e calabresi. Uno spettacolo a parte era quello dei fuochi pagati dai fedeli durante la processione. La batteria delle 12 del 15 agosto veniva, infine, offerta dai confratelli dell’arciconfraternita dell’Immacolata. Lunghi filari di batterie venivano disposti a Santo Spirito, al castello, al Carmine, al carcere, alla Villa Comunale, a piazza Duomo. Erano migliaia i cartocci e i bengala che venivano accesi lungo il viale della Villa, mentre davanti al palazzo vescovile si preparavano i castelletti, costruzioni in legno a cui venivano attaccati tronetti, bengale, girandole e razzi. Gli unici anni in cui non si rinnovò la tradizione dei fuochi furono il 1900, il 1915, il 1916, il 1917, 1918, il 1930 e quindi dal 1940 al 1944, per essere ripristinati col Ferragosto del 1945. E si continuò a sparare fino al 1981 quando la commissione di vigilanza cominciò a sollevare problemi legati alla sicurezza. Nel 1995 lo stop, dopo il sopralluogo dei vigili del fuoco, quello che apparve a tutti la fine di un’epoca, poi, il ritorno ma senza la magia di un tempo.

La banda musicale

Erano tra gli appuntamenti più amati del Ferragosto i concerti della banda musicale, che si esibiva fin dal 1898 nel caratteristico chiostro alla cinese. Tantissime le bande che si alternarono in città, da quella della Regia Guardia di Finanza, diretta da Manente alla banda della pubblica sicurezza di Marchesini, dalla Fanfara dei Bersaglieri di Roma al corpo musicale dei vigili urbani, fino alla banda dell’aeronautica militare. I concerti erano allora degli autentici eventi, capaci di calamitare l’attenzione dell’intera cittadinanza. E anche nel caso delle bande musicali la tradizione si interruppe soltanto negli anni della guerra. Nel 1899 fu, invece, il cinematografo la grande novità del Ferragosto avellinese, fu allestito nel teatro comunale, offerto dai fratelli Mele, noti proprietari dei Magazzini Italiani di Napoli. E proprio quella del 1899 dovette essere un’edizione del Ferragosto particolarmente riuscita se è vero che l’illuminazione veniva triplicata: oltre al tradizionale Centro, dove spiccava uno sfavillante chiosco “alla cinese” per la banda di Avellino, erano illuminate con migliaia di lampadine colorate tutte le maggiori vie cittadine. Fu con le tappe in città del Carro di Tespi volute da Gioacchino Forzano, direttore del Teatro La Scala di Napoli, per portare il teatro al popolo, che si diffuse in città la passione per la lirica. A piazza Garibaldi, per cinque lire era possibile applaudire Corrado Racca che recitava in “Villafranca” e “Campo di maggio” o il tenore Renato Giglio ne “La Tosca”. Nel 1972 fu il Petruzzelli di Bari ad esibirsi in città, dinanzi al Palazzo De Peruta, portando in scena “Rigoletto” e “Barbiere di Siviglia”. Tante le opere allestite all’interno del Regina Margherita, “Aida”, “La Boheme”, “Elisir d’amore”. Si esibirono cantanti come Ferrauto Caviello, Francesco Nascimbene, Giovanni Malipiero, Lucilla Ghersa, Benvenuto Franci. Una tradizione, quella della lirica, che si concluse nel 1985, oggi ormai perduta. Nel 1952 partì il primo concorso delle bancarelle dei balconi fioriti ed illuminati. Per 25 anni la Fiera caratterizzò, nei giorni della festa, il Corso di Avellino. L’8 agosto del 1977 fu l’allora primo cittadino Massimo Preziosi a decretare con un’ordinanza lo sgombero delle Bancarelle dalla principale strada cittadina. Da allora è stato un succedersi di soluzioni provvisorie, Viale Italia, poi via de Concilij, poi, addirittura a Mercogliano e Monteforte, quindi a via Zoccolari e campo Genova, fino alla progressiva fine della tradizione.