Flammia: “Il perdono”, e la vita di Carlo Gesualdo in undici minuti

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Gesualdo. Undici minuti, intensi, di film. Emozionante. Perché questa è la storia di Carlo Gesualdo,  il re dei musici madrigalisti, vissuto tra il 1566, quando nacque a Venosa e il 1613, data della sua morte in quel di Gesualdo. Portata sullo schermo, in un cortometraggio, dal regista Roberto Flammia che è tra le nominations del L.A. Italian Film Festival, che si assegnano a ridosso degli Oscar.

La storia e la cronaca che si confondono, la passione, la redenzione. Flammia in pochi minuti ha raccontato quello che è accaduto a Carlo Gesualdo, principe di Venosa, macchiatosi di omicidio perché uccise la sua prima moglie, Eleonora d’Este ed il suo amante, Francesco Carafa, colti in flagrante. Il musicista con un inganno si era allontanato dalla sua residenza per poi rientrare.

Da allora, cominciò il peregrinare lontano da Napoli, la sua residenza, fino ad arrivare qui. Dove il principe dei madrigalisti, forse il principale del suo tempo, si dedicò alla composizione di musiche, centocinquanta opere sia vocali che strumentali.

La sofferenza, la lacerazione del suo animo, il pentimento,  fecero di lui un uomo diverso. Roberto Flammia ha cucito addosso ad Alessio Boni, principale protagonista de “Il Perdono”, la figura di Watkins, un direttore d’orchestra che, per ritrovare la sua vena creativa, si porta fino a Gesualdo per capire meglio l’oggetto dei suoi studi: Carlo Gesualdo,  appunto.

Il giovane regista irpino, che concorrera’ a Los Angeles per questa edizione che va dal 5 all’11 marzo, si è avvalso della sceneggiatura di Luca Di Leo e delle musiche di Carlo Ioanna.”Il Perdono” è stato prodotto da Carmine Caracciolo, della Irpinia Film Commission. Ecco l’intervista.

 Il titolo del film è preso dalla “pala del Perdono”, del 1609, l’unico ritratto del Principe, dipinta dal pittore fiorentino Giovanni Balducci, detto Il Cosci, e custodita nella chiesa di S.Maria delle Grazie a Gesualdo.
“Attraverso questa storia vera mi sono ispirato a questo dipinto per parlare di questo direttore d’orchestra che viene da Berlino. E abbiamo omaggiato i tanti personaggi della musica che hanno studiato, e incontrato la storia di Carlo Gesualdo, come Strawinskj, Igor e Glenn Watkins, anche Milva e Battiato”.
Come è Carlo Gesualdo,  visto con gli occhi di oggi?
“Un personaggio da riscoprire. Introspettivo. A me, che sono grande appassionato di musica, mi ha colpito molto per la ricerca e costruzione dei suoi testi, unici, per la straordinarietà canora e delle voci”.
Alessio Boni, che hai scelto come attore protagonista del corto, sembra tagliato apposta per questi ruoli cosi: è stato Michelangelo Merisi, il Caravaggio, il fratello maggiore in” La meglio gioventù “, il direttore d’orchestra nello sceneggiato Rai” La compagnia del cigno”. 
“Con Alessio è stato amore a prima vista. Che seguivo già da qualche tempo perché gli volevo affidare quel ruolo. Che è adeguato, perché è un personaggio con una particolare introspezione. E poi conosce la musica e la storia del principe di Venosa. Ha accettato subito”.
Arrivare, con il suo lavoro, fino al premio di Los Angeles è stata una grossa emozione?
“Per essere la prima uscita, nazionale ed internazionale, ci fa molto piacere. Noi siamo tra i dodici corti scelti ed è motivo di grande soddisfazione. Una cosa che ci ha gratificato molto. Anche pensando alla promozione del nostro territorio”.
Anche un grande regista come Werner Herzog ha girato un cortometraggio sulla storia di Carlo Gesualdo. Cosa vuol dire per lei?
” Quello che ho fatto è anche un omaggio a lui. Il solo accostarsi alla sua statura di regista mi rende onorato . Anche perché,  quando lui venne a Gesualdo io ero ancora piccolo e il suo lavoro, per me, è stata una grande scoperta”.
Una storia tragica, di morte e amore,  passione e dolore, quella del principe di Venosa. Lei, che sta girando nelle scuole,  per un progetto che coinvolge i giovani, che impressione ha avuto? 
” Penso che, questo, sia il momento giusto per far diventare, il cinema, materia didattica.  Perché i ragazzi hanno conoscenza, vanno nel profondo. E poi sono affascinati da questa storia ed entusiasti. Il cinema, le storie, la discussione possono diventare un momento di approfondimento. Nelle storie difficili, vedi ad esempio la serie tv”Marefuori”, si riconoscono”.
Intanto il giovane regista sta pensando ad altre storie da raccontare: lavora alla realizzazione di un thriller, “quanto prima- dice Flammia-, e nei prossimi due anni, ad un’ altra storia piena di spiritualità”. E andrà avanti il binomio che, ormai, sembra consolidato con Luca Di Leo, lo sceneggiatore del” Perdono”.
Giancarlo Vitale