Corriere dell'Irpinia

Francesco, testimone della Shoah, se n’è andato prima dei cento anni

Grottaminarda -“Vorrei tornare a vedere quei luoghi-disse, nel luglio dello scorso anno”. Non ce l’ha fatta ad esaudire il suo desiderio Francesco Faretra, l’ultimo combattente grottese della seconda guerra mondiale, testimone della Shoah.

Ci ha lasciati, pochi mesi prima di compiere cento anni, nella mattinata di ieri. Le sue vicende di soldato, ex combattente e, poi, di deportato le aveva narrate in una giornata organizzata apposta per lui, l’anno scorso, dal Comune di Grottaminarda e dalla Federazione Nazionale Combattenti e Reduci, nella sala “Thomas Meninno” di palazzo Portoghesi.

Attorniato dall’affetto dei suoi familiari, aveva ricordato quando, arruolato a diciannove anni nel 23esimo reggimento fanteria di stanza a Gorizia, dopo l’armistizio fu fatto prigioniero dai tedeschi che lo portarono nel campo di concentramento 8 B di Katowice, in Polonia. Lo misero a lavorare in una fonderia e mentre i russi si avvicinavano, al termine della guerra, i nazisti fecero uscire con loro tutti i deportati, tra i quali il soldato grottese. Perché non si avesse testimonianza delle atrocità che si stavano compiendo. Faretra riuscì a fuggire, arrivato quasi in Ungheria. Con quelli che erano riusciti a fuggire con lui cercarono rifugio in qualche casa, dove furono ospitati e Faretra, quasi con le lacrime agli occhi lo ricordava.”Ammazzare la gente è una cosa brutta, come le guerre. Perché ancora le fanno-disse quel giorno a Grottaminarda”. I russi liberatori lo misero su un treno, arrivò a Forlì, poi a Benevento e quindi a casa. Nonostante fosse alla soglia dei cento anni, Francesco Faretra diceva che, il futuro, è delle giovani generazioni.

“La vita va vissuta-disse prima di ricevere una targa ricordo-, lo dico sopratutto a loro. La mia- concluse- è andata via. E, ieri, l’ultimo testimone grottese della Shoah se ne è andato. Lasciandoci un grande insegnamento.

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