Gestione delle acque, scontro tra De Caro e Santoli

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"Se qualcuno pensa di far gestire l’acqua Irpina da  Benevento o da Roma  si sbaglia di grosso, l’Irpinia ha già subito tanti scippi non è possibile consentirne altri – è duro il commento del vice presidente nazionale di Confimprenditori Gerardo Santoli che ribatte a muso duro alle affermazioni del sottosegretario Del Basso de Caro, senza del resto mai nominarlo, nel corso del convegno sulle nuove opportunità della green economy.  In ballo vi sono  investimenti per  oltre 1,4 miliardi di euro per le reti ed  è evidente che  questi lavori qualcuno li dovrà gestire ed è su questo punto che si gioca la grossa partita. Che la gestione dell’Alto Calore sia fallimentare è noto a tutti, ma questo va avanti da decenni da quando l’ente sì è trasformato in un serbatoio di voti  ed è diventato uno strumento politico di volta in volta in mano a questa o a quella fazione. Cambiare metodo di gestione è indispensabile ma la gestione delle acque, ribadisco, deve restare in Irpinia. Ricordo che l’acqua è pubblica – ha concluso Santoli-  ma anche i ruoli  che si occupano sono pubblici e non possono essere svolti solo a vantaggio di una comunità soprattutto quando il vantaggio si vuole attuare a discapito di un’altra provincia."

Solo qualche ora prima  a distanza di qualche chilometro le parole che si sono sentite provenire dal Sannio andavano in tutt’altra direzione.

"Non so se un Ente che ha 120 milioni di euro di debiti, parlo dell’Alto Calore, sia in grado gestire la risorsa dell’acqua. A me pare di no”. Sono le parole del sottosegretario sannita del Pd Del Basso De Caro, pronunciate nel corso di un convegno sulla legge di stabilità a Benevento. Del Basso De Caro ha inoltre aggiunto: “Ad Avellino pensano che l’acqua sia privata o che noi la vogliamo privatizzare. Non è così. L’acqua è pubblica per definizione costituzionale, confermata da un referendum popolare, ove fosse stato necessario, proprio per sottolineare il fatto che l’acqua sia un bene pubblico. La gestione però è altra cosa e va affidata ai gestori, appunto. Uno è pubblico, l’Alto Calore, che versa però in una condizione di estremo disagio finanziario. L’altro, al contrario di quanto si dice, è anch’esso pubblico perché Acea, proprietaria di Gesesa, è un’Azienda pubblica. Basterebbe una visura camerale per accedere a queste informazioni. Il proprietario di Acea altri non è che il Comune di Roma. Poi ci sono una serie di imprenditori al suo interno ma che hanno partecipazioni minoritarie.  Abbiamo giocato in Regione una partita importante con la nuova legge di riordino del servizio idrico, una riforma che avrà grandi riverberi nei prossimi anni. Siamo l’unico Ato ad avere approvato il Piano d’Ambito con  grossi investimenti per le reti ed evidentemente questi lavori qualcuno li dovrà fare e questo qualcuno dovrà avere capacità d’impresa”.