Giornata della terra: piantiamo alberi e lottiamo contro gli sprechi

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A primavera si risveglia la natura e mi auguro anche la mente. Oggi, 22 aprile, si celebra la Giornata mondiale della Terra. È un giorno per riflettere sulla salute del nostro pianeta, un pianeta in cui tutto è connesso: aria, acqua, terra e sole, e che va considerato come un organismo vivente con i suoi cicli, i suoi mutamenti, i suoi equilibri. Nel 1969 il matematico James Lovelock formulò l’Ipotesi Gaia secondo la quale l’universo è sostenuto da una struttura macroscopica e microscopica di flussi gassosi, magnetici, atomici, atmosferici che hanno creato le stelle e i pianeti. In tale ipotesi l’atmosfera, la parte più sensibile e più facilmente danneggiabile dell’organismo Terra, rappresenta l’involucro che protegge il pianeta alla stessa stregua del piumaggio degli uccelli, della pelliccia degli animali.

Gli scienziati hanno studiato i dati della temperatura del pianeta, della concentrazione di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera e del livello del mare fino a 800.000 anni fa. Nei grafici pubblicati si evince che i tre parametri sono collegati e che se aumenta la CO2 aumentano anche gli altri. E si evidenzia che fino al 1930 circa la concentrazione di CO2 non ha mai superato le 300 parti per milione. Oggi, come si può vedere dal sito: https://www.co2.earth/daily-co2 la concentrazione di CO2 ha raggiunto le 422,89 parti per milione (ppm). Nel 2010 la concentrazione era di 392 ppm, quindi in tredici anni è aumentata di 30 ppm, cioè con una media di 2,37 ppm all’anno. Invece gli accordi di Parigi, del 2015, imponevano di ridurre la concentrazione del 45% entro il 2030 ed azzerala entro il 2050.

Aumentare la concentrazione di CO2 di oltre 100 ppm in meno di un secolo è un’anomalia e significa che l’Homo sapiens con le sue attività di estrazione delle fonti fossili sta cambiando esponenzialmente l’equilibrio raggiunto dal pianeta nel corso dei suoi quattro miliardi e mezzo di anni, equilibrio che da circa 10.000 anni si è mantenuto stabile, pur nella sua dinamicità, ed ha permesso lo sviluppo della nostra società.

 Oggi, la società si trova ad affrontare due grandi sfide: la lotta alla povertà e la lotta alla crisi climatica. Le risposte vanno cercate nella informazione corretta dei due problemi e nei nostri comportamenti. L’opinione pubblica ben informata potrà agire efficacemente in due modi. Primo: ognuno deve assumere dei comportamenti responsabili ed ecocompatibili. Secondo: esercitare una pressione efficace sulla società civile, sulle organizzazioni sociali e sulla politica. Gli errori di oggi ce li troveremo nel futuro e quindi li pagheranno soprattutto le prossime generazioni. L’attuale economia è basata pesantemente sul carbonio, quindi sarà necessaria una riconversione del sistema economico, ma ciò non significa perdita di posti di lavoro né maggiori costi. Anzi. Saranno i nostri comportamenti e le sagge scelte di politica economica insieme alle offerte di maggiori opportunità a liberare lo spirito imprenditoriale, a produrre tanti nuovi posti di lavoro e a ridurre i costi dell’energia. Il sole, il vento non si pagano e sono distribuiti su tutto il pianeta “gratuitamente”.

I pericoli connessi alla crisi climatica non sono solo di natura termica. Il grosso del danno deriva dal livello dei mari e più precisamente dall’acqua nelle sue tre forme: solida, liquida e gassosa. Se ce ne sarà troppa avremo tempeste, inondazioni e innalzamento del livello del mare. Se ce ne sarà poca avremo siccità e scarsità di acqua potabile. Tutto ciò potrebbe modificare la geografia della Terra e, di conseguenza, un cambiamento degli habitat, mettendo a rischio l’ambiente in cui viviamo, il modo di vivere e il ciclo di una vita che è stata donata a noi e a tutte le specie che il pianeta ospita. Questi sono rischi davvero gravissimi, e correre questi rischi non ha nulla di “sapiens”.

La Terra più ne conosciamo il passato e più ci rendiamo conto che la sua formazione è stata una cosa straordinaria. Ma con i nostri consumi superiamo le risorse che il pianeta può fornirci. Possiamo invertire l’attuale tendenza riducendo i rischi per tante specie viventi comportandoci da consumatori sapienti. Ognuno di noi può e deve fare la sua parte con ciò che compra, con ciò che consuma e con un uso ragionevole dell’energia. Seguiranno a ruota i mercati e la politica. Ma oltre ai comportamenti individuali: aborrire gli sprechi, riciclare, usare energie rinnovabili, mettere in atto comportamenti sobri, camminare, ecc., ritengo davvero insensato distruggere le foreste. In questi ultimi quaranta anni la grande foresta amazzonica è stata ridotta dall’Homo sapiens di oltre il 20% per far posto a produzioni di soia e di altri alimenti da dare agli animali da carne. In Italia nel 2012 sono stati bruciati 46.000 ettari di foreste (dati ISPRA). Questo ha significato immettere nell’atmosfera circa 2 milioni di tonnellate di CO2. Questo fa cambiare la composizione dell’atmosfera e fa aumentare la temperatura della stessa. Le piante assorbono CO2 e restituiscono ossigeno, quindi fanno giusto il processo necessario alla nostra vita e a quella di tante altre specie. Inoltre piante e microorganismi purificano l’acqua. La assorbono nella stagione umida e la restituiscono in quella secca. Gli alberi hanno una funzione essenziale per la vita sulla Terra. Abbattere o incendiare le foreste significa ridurre la vita di tante specie. Allora nel giorno della Terra apriamo il nostro cervello e per tutto l’anno aborriamo gli sprechi e piantiamo alberi.

Michele Zarrella