Giustizia e dintorni. Inchiesta Covid19: solo noi

A cura dell'avvocato Gerardo Di Martino

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Siamo i migliori. O comunque non siamo da meno rispetto agli altri, ai Paesi d’Europa (e del mondo occidentale) che di fronte alla prima ondata COVID19 del marzo del 2020 reagirono come noi. Ma davvero?

Sembra proprio di si. Almeno a leggere la gran parte dei commenti ed a sentire i più tra gli opinionisti nostrani: per quale strana ragione sottoporre a procedimento penale la catena di comando della gestione pandemica?

“L’idea di processare politici e tecnici per una pandemia che ha colto di sorpresa il mondo intero sembra andare contro il semplice buon senso”, si è scritto e si è detto, più o meno, in questi ultimi giorni, come un mantra.

Ma davvero?

Suvvia, facciamo uno sforzo di memoria, allora: chi, tranne noi, portava in Europa i cadaveri nelle bare sui camion dell’esercito? E chi, come noi, chiudeva l’intera nazione e rinchiudeva un intero popolo in casa? E chi, oltre noi, aveva i reparti di terapia intensiva stracolmi, i malati per strada e le bombole di ossigeno sui marciapiedi? E chi, a parte noi, stabiliva confinamento e coprifuoco riprendendo i modelli delle guerre mondiale?

E ancora: quali Paesi in Europa portavano, in studio, i “medici prime time” a litigare o pronosticare scenari apocalittici e, fuori, gli elicotteri ad inseguire bagnanti e cittadini renitenti? I poliziotti nei parchi a caccia di inguaribili joggers, di persone e bambini? E le feste di laurea al napalm? Chi?

Beh, se la mente non tradisce, solo noi, giacché tutti gli altri non hanno vissuto le medesime scene, nè gli stessi sconquassi. E perché mai?

Forse che da noi il virus ci ha infilato come succede ad un coltello nel burro?

Errori, omissioni, negligenza o inadeguatezza all’origine della serie? Ma no, ma dai!

Epperò, se trattiamo i processi e, spesso, condanniamo i funzionari comunali che, per imprecisione, rilasciano un permesso di costruire illegittimo, faticosamente potremo discutere di un Ufficio di Procura, quello di Bergamo, che, con tanti morti ad attendere, apre un fascicolo teso a raccogliere gli elementi necessari per determinarsi sulla necessità di celebrare un processo in relazione alla gestione, a marzo 2020, dell’ospedale di Alzano, al mancato allestimento della zona rossa in Val Seriana ed all’assenza di un piano pandemico aggiornato per contrastare la pandemia.

D’altronde, sin dal precedente 5 gennaio, le organizzazioni internazionali ci avevano caldamente raccomandato un’unica cosa: non fate gli italiani, come al solito!

Gerardo Di Martino