Giustizia, riforma necessaria

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La riforma della giustizia è una di quelle trasformazioni strutturali necessarie per allineare l’Italia al resto d’Europa. Se ne parla da anni e, finora, si sono fatte modifiche che hanno prodotto scarsissimi effetti sulla lunghezza dei processi che restano estremamente lunghi. Molto di più della media europea. Secondo l’ultimo rapporto del Consiglio d’Europa (dati riferiti al 2016) il processo civile dura in Italia, in media, otto anni (514 gg il 1° grado, 993 il 2°, 1.442 il 3°). La media europea è di poco meno di due anni (sui 230/240 giorni per ciascun grado). Solo la Grecia fa peggio di noi. Anche i tempi della giustizia amministrativa sono i più lunghi. In media 5 anni. Solo Cipro fa peggio di noi. Ugualmente con il processo penale siamo conciati male: dura in media tre anni. Poco più di un anno la media europea. Anche qui siamo tra gli ultimi. Ci superano solo Cipro e Malta. Eppure tutti i governi degli ultimi trent’anni l’hanno inserita nell’agenda delle cose da fare con priorità, mai risolvendo il problema, anzi incancrenendolo. Se ne parla in queste settimane anche se non si viene a capo di nulla e la questione riguarda più la nuova prescrizione (che va in vigore il primo gennaio) che non i rimedi per ridurre la durata dei processi.

Quali le cause che impediscono una seria e radicale riforma? Innanzitutto una congerie infinita di norme la cui efficacia trova facile freno nell’applicazione concreta alle varie fattispecie e alle procedure processuali. In secondo luogo la difesa ad oltranza di prerogative, interessi e privilegi delle categorie dei magistrati, degli avvocati e, per quanto riguarda il processo penale, dei politici di ogni ordine e grado. Infine le procedure che sono rimaste quelle di cinquant’anni fa, ancora con le notifiche attraverso gli ufficiali giudiziari, i cancellieri che scrivono a mano il nessun uso dell’informatizzazione.  In ultimo nessuna disincentivazione alle liti e l’interesse a resistere prima di mettere mano al portafoglio è diffuso. Da non trascurare, infine, la scarsa competenza di politici e ministri che si sono succeduti nella trattazione del problema. Oggi è ancora peggio. Il M5S, che ha scarsa cultura di governo, crede che i problemi, che hanno natura complessa, possano essere risolti con gli slogan e gli atteggiamenti populistici. Credono che l’abolizione della prescrizione dopo il primo grado acceleri il processo penale. Renzi e Zingaretti vogliono prorogarla e dei rimedi, a volte anche semplici e di buon senso, poco se ne parla.

L’Italia è il paese europeo con il maggior numero di avvocati in attività di servizio: 237-000, (4 avvocati per ogni 1000 abitanti). Solo la Grecia ne ha più di noi. Gli avvocati di Lazio e Campania sono 66.000 (11,6 per ogni mille abitanti), 6000 più di tutta la Francia. Naturalmente la situazione è peggiore al Sud rispetto al Nord. In Giurisprudenza non c’è il numero chiuso e prendere l’abilitazione all’esercizio della professione è abbastanza agevole. Gli Ordini professionali sono potentissimi e in grado di bloccare ogni radicale riforma. Comunque anche queste cause non impedirebbero di snellire la lungaggine dei processi se solo ce ne fosse veramente la volontà. In Germania il processo civile dura sui due anni perché tutta la normativa è finalizzata all’accelerazione delle procedure, a cominciare dall’oralità. La causa deve essere definita in un’unica udienza a trattazione orale. I poterei del giudice volti all’accelerazione delle procedure sono notevoli e discrezionali. Le parti devono presentare le proprie istanze, le deduzioni, le difese, gli allegati durante la trattazione orale che, in genere, dura il tempo strettamente necessario. Non si può fare altrettanto in Italia?

I politi(canti) dovrebbero, almeno a Natale guardare il Presepe e ricordarsi che il Salvatore del Mondo è nato in una umile capanna e non ha mai rivendicato privilegi di casta! Buon Natale!

di Nino Lanzetta