Gli scenari inquietanti delle elezioni 

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Dopo il quattro marzo, se i risultati elettorali, come molti osservatori politici prevedono ed i sondaggi confermano, non permetteranno una maggioranza di governo perché nessuna delle tre formazioni politiche, che si contrappongono, avrà la maggioranza per formare un governo e l’accordo, di cui tutti parlano, tra Berlusconi e Renzi , non avrà i numeri, si potranno delineare all’orizzonte scenari, persino abbastanza inquietanti che potrebbero comportare riflessi negativi sulla tenuta della nostra fragile democrazia. Non pochi osservatori, e Saviano fra questi, infatti sostengono che la Lega possa “costituire un pericolo per la tenuta democratica”. E la scarsa presa di distanza degli ultimi episodi di violenza, lo confermerebbero. Potrebbe aprirsi una fase oscura, dagli esiti incerti e non prevedibili, che il Presidente della Repubblica potrebbe non riuscire a dominare. Potrebbero sorgere difficoltà, non tanto per la volontà dei cittadini e degli stessi partiti politici, ma per la faciloneria, la disinvoltura ed il pressapochismo con la quale i leader dei partiti che ne sono divenuti proprietari (vedi le recenti nomine dei parlamentari da eleggere) si muovono gestendo le Istituzioni con poco senso dello Stato, una notevole incultura e un pressapochismo visibile, pensando di renderle più moderne ma, nei fatti, peggiorandole e aggravando i mali che vorrebbero colpire. Le conclamate “riforme” come il Jobs Act, la Buona scuola, la Semplificazione amministrativa, per non parlare della Riforma costituzionale, che fortunatamente i cittadini hanno bocciato, e le ultime tre leggi elettorali, una peggiore dell’altra, hanno dimostrato, senza ombra di dubbio, l’incapacità e la superficialità di gran parte di questa nuova classe politica che, salvo pochissime eccezioni, non sembra preparata e non si è dimostrata all’altezza del compito. La legge elettorale, con la quale si andrà a votare, demenziale e cinica, dà ai segretari dei partiti (ai quali l’astensionismo elettorale pare faccia comodo) la esclusiva responsabilità di quanto sta accadendo e di quanto ancora di più grave potrebbe accadere dopo il voto. La conduzione della campagna elettorale, se ce ne fosse ancora bisogno, conferma le più oscure previsioni. Invece di parlare il linguaggio della verità e non nascondere la realtà, i segretari dei partiti, occupando tutti gli spazi televisivi e dei media, hanno presentato e difendono programmi “utopici e demenziali” come li ha definiti Galli Della Loggia sul Corriera della settimana scorsa ed hanno proceduto alla nomina di “parlamentari camerieri”. Tra Berlusconi, Di Maio, Salvini e Renzi hanno fatto a gara a chi le sparasse più grosse. Il programma dei 5 stelle avrebbe un costo di oltre 140 miliardi, che non si riesce a capire dove andrebbero a prenderli anche con lo sforamento del 3% del Pil che pure dicono di voler fare. Non da meno è il programma di Salvini, di cui basterebbe ricordare la proposta di una tassa unica del 15%, oltre all’abolizione della Legge Fornero, del tutto demenziale e l’espulsione (come e dove?) degli immigrati “illegali”. Berlusconi, poi, che alcuni giornali stranieri riaccreditano come un vecchio saggio- segno del degrado in cui siamo piombati- non è da meno con le pensioni a mille euro al mese, la riduzione delle tasse e perfino le dentiere e i collari per cani. Renzi si ferma a 240 euro per ciascun figlio, all’abolizione del bollo auto, all’esenzione dei contributi per il lavoro a tempo indeterminato, ad un altro milione di posti di lavori ed alla solita diminuzione delle tasse (intanto le bollette stanno arrivando alle stelle!) contagiando perfino il mite Grasso che ha proposto l’abolizione delle tasse universitarie. Questi i personaggi che si candidano a guidare il nuovo governo! Ma nessuno di loro verosimilmente potrà mai fare il presidente del Consiglio. Non Di Maio, almeno che il suo movimento non prenderà la maggioranza assoluta dei voti e comunque con il rischio di non durare più di sei mesi un anno. Non Salvini (Berlusconi ha rassicurato in tal senso l’Europa), né, meno che mai, la Meloni, che pure corre “for President” e lo stesso Berlusconi, impedito per legge (che non dovrebbe essere ricevuto neanche al Quirinale!). Né lo stesso Renzi, al quale parte del partito preferirebbe Gentiloni, se l’alleanza con F.I. non avesse i voti sufficienti a fare da soli. Come si vede gli scenari potrebbero rilevarsi persino inquietanti e lo stesso Capo dello Stato non venirne a capo se non, forse, con un governo di scopo: cambiare la legge elettorale e tornare al voto. Sempreché riesano a mettersi d’accordo almeno su questo!

di Nino Lanzetta edito dal Quotidiano del Sud