Gli studenti del liceo Mancini adottano la Casina del Principe. Riscoprire l’identità di Avellino

Il 26 maggio si conclude il progetto. Omaggio a Montefusco

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Un laboratorio di futuro che vuole essere un momento di educazione al rispetto e alla tutela del patrimonio storico-artistico  e dell’ambiente. E’ il progetto “Adotta un monumento” promosso dal liceo scientifico Mancini dedicato questa volta alla Casina del Principe. L’obiettivo è quello di promuovere una nuova consapevolezza del valore dei beni culturali come emergenze monumentali e manufatti antropologici, radicati nel tessuto culturale e sociale di una comunità, segno forte della sua identità. “Adottare un monumento – si legge nella nota di presentazione del progetto- significa prenderlo sotto tutela spirituale e dunque sottrarlo all’oblio e al degrado, averne cura, tutelarne la conservazione, promuoverne la valorizzazione”. La cerimonia conclusiva del progetto si terrà il 26 maggio, alle 19.30, alla Casina del Principe. A introdurre l’incontro il dirigente scolastico Paola Gianfelice e il sindaco Gianluca Festa. Introdurrà il professore Giovanni Multari dell’Università Federico II di Napoli. Modera il professore Luigi Raia.

Saranno, poi, gli alunni ad essere protagonisti tra versi, racconto e musica, dal laboratorio creativo coordinato dal professore Nicola Di Costanzo agli Scatti Rubati con il coordinamento della professoressa Beatrice Montanile, dall’Adattamento della commedia di Shakespeare “Sogno di una notte di mezza estate” sotto la supervisione dei docenti Susy Capolupo e Luigi Raia alle Sentinelle del paesaggio, con gli alunni chiamati a ripercorrere la storia del Casino del Principe, ai Fugaci baci del tempo con il coordinamento della professoressa Mara Lo Russo al laboratorio Mancini teach, con il coordinamento della professoressa Lucrezia Vitale. Protagonista anche il Coro del Mancini, con il coordinamento  della professoressa Tiziana Caterina. A caratterizzare l’incontro il ricordo di Armando Montefusco, che aveva collaborato al progetto in occasione del percorso dedicato alla Dogana e da sempre al fianco del liceo Mancini.

Il Casino del principe fu realizzato per volontà del principe Camillo Caracciolo come luogo d’accesso a un sontuoso parco che coincideva con l’attuale quartiere Rione Parco. Ricco di alberi, piante e fiori esotici, era il luogo ideale per la caccia e lo svago. Successivamente, la struttura fu riconvertita in taverna e albergo per i viaggiatori provenienti da Napoli e diretti a est, verso Foggia, Bari o altre località pugliesi. In un documento di un noto viaggiatore del 1800, Cesare Malpica, il Casino del Principe viene descritto come un “grande albergo mobiliato”; in un altro documento di alcuni decenni prima, risulta che tra le proprietà del Principe di Avellino vi fosse una taverna in Porta delle Puglie. La morfologia della struttura è a due piani, con una corte interna a pianta quadrata e aperture laterali che conducono al piano superiore. In posizione prospettica rispetto al portale principale, è collocata una fonte abbeveratoio che si eleva su un basamento in pietra lavica e che, anticamente, era posizionata all’esterno della struttura. Tra le mura di Casino del Principe, è possibile ammirare anche un giardino e una sala ipogeo, dotata di una scala che conduce a una piscina-teatro sotterranea, ricavata dalla preesistente cisterna di un vecchio acquedotto romano.