Corriere dell'Irpinia

Governo giallo verde e spoils system

Questo governo sarebbe dovuto essere quello del cambiamento. Si sta dimostrando, invece, di assoluta continuità con i precedenti, soprattutto per gli elementi negativi della gestione del potere: clientelismo, propaganda, scarsa attenzione verso il Parlamento. Ci riferiamo al cattivo uso della fiducia, utilizzata, perfino, per far approvare alla Camera (dove si ha una maggioranza sicura) una legge di bilancio che si assicura di modificare al Senato previo un accordo con l’Europa, che andava correttamente anticipato. Ci riferiamo alla eccessiva propaganda e uso dei social e delle televisioni dove i Salvini e i Di Maio (sempre con i telefonini in funzione) sono maestri. Ci riferiamo, soprattutto, al sistema delle nomine, con il plateale abbandono degli slogan con i quali hanno caratterizzato la loro opposizione, tipo: “Onestà, onestà” “Fuori i partiti dalla Rai – “Mai più nomine politiche alla Sanità”. Ora che sono al governo ci sono cascati anche loro alla grande, con arroganza e determinazione, costringendo perfino a far votare una seconda volta la Commissione parlamentare di Vigilanza imponendo il loro candidato alla Presidenza del CDA Rai, Foa, bocciato, in prima battuta e nominando tutti i vertici Rai, all’insegna del “Chi vince prende tutto”. Anche la DC controllava la Rai e spartiva con gli alleati i vertici, ma lasciava all’opposizione (PCI) l’intera rete tre. Chi non ricorda il mitico TGR (Radio Kabul) di Sandro Curzi? Oggi prendono tutto loro, da subito e senza badare al merito. La ministra Grillo dimesso i componenti, del CDA dell’AIFA (Agenzia italiana per il farmaco), tra i migliori d’Italia, all’insegna del “fuori il vecchio”, con non malcelato disprezzo per la competenza e la cultura (celebre il “Questo lo dice lei” della ministra Castelli a Padoan che cercava di spiegare cosa fosse lo Spread).  Il ministro dell’istruzione Bussetti non è da meno: licenzia lo scienziato Battiston, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, dall’ASI (Agenzia spaziale italiana) inducendo gli altri componenti alle dimissioni per solidarietà. Il ministro Toninulla ha chiesto le dimissioni di Vittore Armani dall’ANAS, provocando anche quelle degli altri membri del CDA. Il governo giallo verde, insomma, ha innestato una vera e propria fuga di cervelli.

Il sistema delle nomine dei manager e dei vertici dell’Amministrazione dello Stato e delle aziende partecipate non è una prerogativa solo italiana e va giudicato dalle persone che si scelgono e dal modo in cui lo si fa; dalla trasparenza e dall’esigenza di coniugare la fedeltà al partito con la competenza e il merito.  E’ il classico “spoils system”, inventato negli USA alla fine dell’ottocento con l’uso di affidare a membri del partito, che di volta in volta vinceva le elezioni, (come vere e proprie spoglie di guerra) molte funzioni dell’Amministrazione centrale e federale, sottraendole al personale di carriera e ritenuto essenziale per mantenere in vita le macchine del partito. Si dimostrò, invece, subito fonte di corruzione, per cui si ricorse a drastici emendamenti per limitarne gli effetti negativi. Molte nomine presidenziali, oggi, devono avere il placet del Senato.

Senza controlli, trasparenza e meritocrazia i partiti restano legati ad un’etica “privatistica” della cosa pubblica che non si concilia con la complessità della macchina statale. In Italia lo spoils system è regolato dalla lelle 145 del 2002, non a caso, emanata dal governo Berlusconi, che dà la possibilità (art. 6) di cambiare, prima della scadenza, i dirigenti apicali non solo dei Ministeri ma anche quelli di tutti gli altri Organismi e aziende partecipate o controllate dallo Stato. Una sentenza della Corte Costituzionale, la n.233 del 2006, ha confermato la validità del sistema che deve essere, però, coniugata con l’indipendenza e l’autonomia della Pubblica Amministrazione. In Italia non succede le nomine vengono fatte, sia a livello centrale che periferico, senza controlli e, purtroppo, senza pudore, ingenerando corruzione, clientelismo e abuso, a differenza di altre regioni europee dove si premia il merito e la competenza. Da noi si continua senza freni e senza pudore nell’ottica del principio gattopardesco che “tutto deve cambiare perché nulla cambi!”

di Nino Lanzetta edito dal Quotidiano del Sud

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