Governo terzo atto

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Dopo le dimissioni delle ministre renziane  e la striminzita fiducia della settimana scorsa, la lunghissima e logorante pre-crisi mai divenuta per oltre un mese crisi vera e propria, con le dimissioni di Conte è giunta al suo terzo atto. Nelle ultime drammatiche ore, sul premier si erano intensificate le pressioni degli alleati. Esse si sono fatte, nei concitati contatti telefonici riservati, sempre più insostenibili. Alla fine, Conte si è reso conto dell’inevitabilità della svolta, probabilmente anche per evitare di essere azzoppato da una bocciatura in Aula. Che avrebbe compromesso le probabiltà di un re-incarico. Con lo showdown di palazzo Madama aveva, sì, evitato le dimissioni ma senza riuscire a trasformare la maggioranza numerica in una maggioranza parlamentare chiaramente identificabile attraverso una sigia, come il Capo dello Stato gli aveva richiesto. Scampato all’imboscata renziana, con il tempo avrebbe forse anche potuto tentare di trarre fuori delle secche  l’operazione “responsabili”.

Il rafforzamento dei numeri soprattutto al Senato si era già fatto più impervio dopo la deflagrazione dell’inchiesta calabrese che ha visto coinvolto il segretario dell’Udc, Cesa. Poi, una beffarda e imprevista coincidenza di date e di scadenze parlamentari ha finito per provocare una brusca accelerazione dei tempi. E così, anche  un appuntamento normalmente di routine – le comunicazioni del ministro Bonafede sull’andamento dell’anno giudiziario –  ha finito per tramutarsi in un giorno del giudizio. E per potenziare l’effetto esplosivo  della serie di mine disseminate lungo il cammino del redivivo Conte-bis. Tra di esse, la prossima settimana il ritorno in ballo in commissione della questione dell’allungamento dei tempi  della prescrizione, su cui Renzi è sempre stato ferocemente contrario, così come verso la politica ministeriale di Bonafede, ritenuta eccessivamente giustizialista. Si sarebbe potuta aprire una nuova, pericolosa falla nella stiva della navicella contiana.  La resistenza del premier è stata indebolita dai serpeggianti rancori reciproci tra partner o ex tali e dalle crescenti pressioni di molti esponenti Pd per il recupero di un’intesa con Renzi. Favorita dalla stagnazione della operazione-responsabili per la diversità delle tempistiche. Un certo numero di senatori, pur disponibili a rafforzare la compagine governativa, si sarebbero poi fermati perchè avrebbero compreso che la votazione sula fiducia non era quella decisiva nella lunghissima partita a scacchi iniziata da Renzi contro Conte. Essi avrebbero voluto delle garanzie. Ove possibile, sotto forma di incarichi. Soprattutto, però – considerata la futura falcidie imposta dalla riduzione dei parlamentari – circa  l’allungamento della loro vita politica. La certezza, cioè, di una ricandidatura con rielezone.

Ora le dimissioni del premier modificano lo scenario. Innanzitutto perchè fanno passare il pallino nelle mani del Capo dello Stato. Determinato a fare presto e a non avallare pasticci. Si sono riaperti i giochi. E la rapidità potrebbe favorire il premier uscente. Magari con un allargamento della ex -maggioranza a un gruppo di “responsabili” (in modo tale da rendere i renziani non determinanti per il futuro). Il tutto basato su una marcata caratterizzazione filo-europeista del Conte-ter, sul suo rafforzamento con l’ingresso di qualche ulteriore, autorevole personalità. E fondata sulla “ciccia” finanziaria del Recovery-plan, nonchè  su quella politica del traguardo di fine legislatura. Forse anche oltre, con la rapida approvazione di una nuova legge elettorale. Comunque vada a finire, la partita finale deve ancora essere giocata. E  i veri vincitori della più incomprensibile crisi della nostra storia repubblicana si capiranno solo a distanza, mentre giornalisti e osservatori si affanneranno ad attribuire la vittoria a questo o a quello nel quotidiano borsino della crisi! Infatti, potrebbe darsi che chi oggi appare perdente risulti poi il vincitore vero. E magari viceversa.

Il Paese appare comunque bisognoso non di giochini politici, ma di una visione dei problemi collettivi e delle risorse necessarie per superare le gravi difficoltà economiche di imprese  e famiglie!

di Erio Matteo