Guardare ogni giorno con occhi nuovi, la lezione del filosofo Masullo

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di Pellegrino Caruso
Non è un segreto che come docente, nutro da sempre ammirazione per il pensiero di Francesco de Sanctis. Il merito è stato anche di Aldo Masullo, fine conoscitore della vita, del pensiero e delle opere del cittadino di Morra Irpino, come ebbi modo di constatare, in occasione dell’apertura al Carcere Borbonico del bicentenario della nascita del celebre letterato- politico. In meno di una settimana, i ragazzi della nostra provincia furono resi protagonisti di manifestazioni svoltesi, a fine marzo 2017, presso il carcere Borbonico ed il teatro Gesualdo, per iniziativa rispettivamente di Domenico Gambacorta e Bruno Gambardella.
Ricordo che partecipai con cari alunni, oggi maggiorenni, alle varie manifestazioni, con vari illustri relatori come Gerardo Bianco e Toni Iermano ma primo, per un ordine di anzianità, solo anagrafico, fu proprio il Prof. Aldo Masullo, il quale avvertì subito i ragazzi: “Nell’ascoltarmi, credete di essere passivi spettatori. In realtà le mie parole hanno il potere di stimolare la vostra intelligenza”. Ed ancora “Sapete quando siamo grandi? Quando “soffriamo” nel senso etimologico del termine, quando cioè avvertiamo delle sensazioni, dal “vivente” che è dentro e fuori di noi.” L’entusiasmo per il Prof. Aldo Masullo fu tale che, a fine convegno, avvicinammo lo studioso insieme con Annachiara Melito, Federico Grieci e Giovanni Rea, cari redattori del giornale di istituto Eos , oggi oramai maggiorenni e gli proponemmo un’intervista, pubblicata sul Quotidiano del Sud del 9 aprile 2017, che è doveroso riproporre:
Cosa conta di più nell’arte: la forma o il contenuto?
La problematica si lega proprio alla risposta innovativa di un uomo come il De Sanctis, parlando di pathos, come passione ed elemento della vita emotiva. “Avere il senso delle cose” e’ dote propria dell’artista, il quale trasfigura la sua esistenza in una forma di carattere universale. L’essenza della vita consta di un’elevazione culturale che respinge il chiuso provincialismo e si volge all’esperienza, che viene anche dalla lettura, allo scopo di mettersi in “comunicazione”.
Ogni popolo recupera il suo carattere “spirituale”, quando diventa capace di partecipare con immediatezza alla vita degli altri. E da qui viene anche la filosofia, trasfigurazione della passione del volgo di cui il celebre De Sanctis compone un unico grande affresco.
Con i social, quale elemento ritiene che prevalga tra forma e contenuto?
I social sono un’associazione di soggetti i quali si scambiano pensieri ed informazioni attraverso la mediazione degli strumenti informatici: le persone che ne fanno uso sono, senza dubbio, individui che discutono fra di loro senza però guardarsi da vicino negli occhi, il che è fondamentale. La discussione on line è inevitabilmente priva di quel pathos di cui appunto gli occhi sono l’espressione. Vi suggerisco di non limitarvi a questa forma di comunicazione, bensì vi incoraggio all’incontro diretto. Vi propongo una bellissima frase dello scrittore russo Ivan Sergeevic Turgenev : ‘Io e il mio cane ci guardiamo. Lui mi guarda, io lo guardo e non mi domando cosa può passare nella testa di un cane, né mi soffermo su cosa passa nella mia mente, ma penso soltanto che siamo un paio di occhi che si guardano.”
Premettendo che insegnare è lasciare un “signum” nei propri allievi, quale aspetti del pensiero e dell’opera pedagogica del De Sanctis andrebbero preservati?”
“Ogni docente dovrebbe preservare l’abilità di parlare a giovani e studenti nelle situazioni e nei luoghi più diversi, proprio come il De Sanctis che aveva la capacità di coinvolgere le persone a Napoli, come a Torino ed a Zurigo, con quel respiro universale che è proprio del genio.

Quello del 2017 non è stato l’unico incontro avuto con il Prof. Masullo. Avevo avuto modo di conoscerlo già nell’estate 2016 quando al Circolo della stampa presentò con il professore Luigi Anzalone la sua pubblicazione su Giordano Bruno, maestro di anarchia e mi colpirono alcuni passaggi, in cui egli dimostrava la piena interiorizzazione di ogni suo studio, di ogni sua lettura di ogni suo ricordo, con dati biografici dei suoi studi a Nola e dell’insegnamento nell’Ateneo Federiciano non venivano né taciuti , né esaltati, ma vivamente descritti e “rivissuti”.
Masullo di Giordano Bruno ebbe a dire: “Io, giovinetto solitario trovai un compagno e che compagno, in Giordano, sulla cui vita e sul cui pensiero nelle prime letture avevo cominciato a fantasticare”.
Non stupisce, quindi, che, solo un anno fa , nel festeggiare i suoi 96 anni, nel ricevere la cittadinanza onoraria di Napoli, abbia presentato con soddisfazione i suoi dialoghi con la volpe Sophia, cartoon elaborato da Andrea Lucisano, per discutere dei grandi temi della filosofia, immaginando dialoghi tra il bosco e la città. Non sarà, forse, naanche un caso che sia andato via, pochi giorni dopo Luis Sepulveda, perchè, come lo scrittore cileno, sentì l’esigenza di ribadire che ogni creatura vivente ha un suo “punto di vista”che vive trra infiniti “punti di vista”, che rendono inevitabile il riconoscimento dei diritti della specie. In questo periodo di pandemia, l’insegnamento di Masullo rivela tutta la sua drammatica veridicità ma non dobbiamo cedere allo scoraggiamento proprio perché egli stesso ebbe a dire ai miei alunni: “ Vi auguro di guardare sempre le cose con una luce nuova”.
Dobbiamo farlo per trattenere in vita la forza morale di un uomo che ha vissuto la sua esistenza come forma di impegno mai astratto ma naturale e concreto, elargendo consigli di vita e di studio!