I manifesti della Regione, Fruncillo: plateale abuso di potere

La Presidente Provincia Avellino FdI: «De Luca continua a fare il bello e cattivo tempo»

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«La politica non può e non deve diventare uno strumento ad uso e consumo personale, per portare avanti le proprie vendette e attaccare così, all’occorrenza e quando fa comodo, i propri nemici, al fine di perseguire i propri scopi. Questo modus operandi svilisce il senso stesso della politica agli occhi della collettività e soprattutto non è tollerabile nel momento in cui si occupano posizioni di potere grazie alle quali si trasforma una Regione, come accade da troppo tempo con la Campania, come fosse una proprietà privata».

Così Ines Fruncillo, Presidente Provinciale Avellino Fratelli d’Italia, nel commentare l’utilizzo del logo dell’istituzione regionale per la campagna politica del governatore De Luca.

«La vicenda dei manifesti apparsi con il logo dell’ente di Palazzo Santa Lucia, neanche a dirlo, contro il Governo, rappresentano un atto di profonda iniquità. Soprattutto, però, oltre a non avere precedenti, il gesto di De Luca deve portarci a riflessioni doverose – continua Fruncillo –Chi paga? Nelle tasche di quale concessionario finiscono i soldi dei cittadini? De Luca è stato già condannato dalla Corte dei Conti, ma continua a pagarsi gli sfizi personali con le tasche del popolo.

Inoltre, abbiamo la sensazione, che allo scopo di perseguire i suoi obiettivi, il Governatore abbia anche smarrito qualsiasi senso civico, preso com’è dalle sue vendette.

Ci riferiamo alla vicenda del Treno del Ricordo, che ha restituito, finalmente, a Napoli, visibilità alla drammatica tragedia delle foibe. Chiediamoci dov’era De Luca! Chiediamoci il perché della sua assenza!

Siamo di fronte ad una triste pochezza intellettuale e ad una scarsa conoscenza della storia che non possono sfuggire agli occhi dei cittadini campani e che non fanno che deteriorare ulteriormente il già scarso appeal che il personaggio in questione ha con la collettività del nostro territorio. Del resto homo faber fortunae suae!».