I migranti e le intenzioni di Salvini 

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Dopo l’intesa tra Austria e Germania sulla questione migranti e l’intenzione di Salvini di chiudere i porti italiani anche alle navi delle missioni internazionali, appare chiaro l’obiettivo di chiudere la rotta del Mediterraneo al numero sempre crescente dei flussi migratori. È altresi chiaro che la complessa questione ha assunto una rilevanza tale da turbare gli equilibri delle coalizioni di governo, persino quelli inossidabili del governo tedesco, a guida Angela Merkel.
In Italia la linea Salvini si concretizza con la circolare ai prefetti per restringere le concessioni sui diritti d’asilo ai migranti. Senza inoltrarsi nei molteplici approfondimenti sugli aspetti giuridici e politici sulla complessa problematica, pur ravvisando la necessità di una più razionale regolamentazione internazionale, non riesco a mettere in soffitta i miei personali principi sul personalismo cristiano e sull’esigenza di dialogo tra la civilizzazione europea e quelle orientali. A tal proposito ritengo di dover partire da Gandhara. Perché Gandhara? Gandhara è una splendida regione vicino al passo del Khyber, tra il nord-ovest del Pakistan e l’Est dell’Afganistan. Nell’anno 326 prima di Cristo, Alessandro Magno arrivò nella regione di Gandhara dalla Macedonia alla ricerca di un dialogo culturale, filosofico e commerciale con l’Asia. Ecco il primo contatto registrato dalla storia tra due modelli di umanità differenti. Quello dell’occidente e quello dell’Oriente. A Gandhara furono costruite le prime statue di Buddha con sembianze a misura umana. I fondamentalisti islamici, talebani dell’Afghanistan, le hanno distrutte in pochissimo tempo. È stato un sonoro campanello d’allarme che il dialogo tra le civiltà rischia di arenarsi. Probabilmente la nostra civiltà occidentale ha assorbito poco da quella orientale, anche per risolvere i nostri stessi conflitti interni e alcune situazioni di stallo perenne che hanno consentito il dissolvimento dei partiti tradizionali, con l’avvento di realtà politiche antisistema e sovraniste. Al contrario l’Oriente ha assorbito molto della filosofia politica occidentale, anche se non ha ricevuto concretamente gli aiuti necessari per l’avvento di governi democratici capaci di promuovere sviluppo complessivo sufficiente per evitare i flussi migratori attuali. Gli interessi economici occidentali, in maniera egoistica, hanno alimentato sfruttamenti di cospicue risorse naturali, spesso finanziando e sostenendo guerriglie etniche all’interno dei paesi in via di sviluppo. Quando il diffuso e mancato sviluppo ha distrutto il tessuto umano e comunitario di questi ultimi paesi, abbiamo assistito alla conseguente fuga in Occidente di parte rilevante delle popolazioni sofferenti. Nelle pieghe drammatiche di questo fenomeno si è inserita la criminalità degli scafisti senza scrupoli. L’Europa, per decenni, con soluzioni di corto respiro, ha deciso di non decidere soluzioni condivise, programmatiche, efficaci per promuovere sviluppo endogeno dei paesi in conflitto. Attualmente da una posizione pilatesca si passa ad una posizione di difesa dei confini nazionali con la delineazione di uno scenario inquietante, senza orizzonti di un futuro positivo. Nella sfera della politica, una miscela di apatia e di intensa disaffezione sfocia nell’astensionismo sempre in ascesa, favorisce il settorismo elitario di difesa del proprio status economico. Nell’economia, una crescente combinazione di interessi nazionali favorisce l’ineguaglianza tra le fasce sociali, con l’aumento esponenziale della povertà. L’aumento del prodotto interno lordo si associa ad una crescente insicurezza ed incertezza: i valori fondativi dell’Unione Europea, quelli proposti dai padri fondatori, sono stati fagocitati dagli interessi senza limiti delle lobby finanziarie nazionali e internazionali che influenzano la politica degli Stati membri, fino a determinare equilibrio o crisi nelle campagini politiche esistenti all’interno dei parlamenti nazionali.

di Gerardo Salvatore edito dal Quotidiano del Sud