I partiti come Spa

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Nelle scorse settimane c’è stata la riprova dello scarso favore degli elettori verso il finanziamento pubblico ai partiti. Sono stati pubblicati, infatti, i dati relativi al 2×1000. Cioè a quella quota dell’Irpef che i contribuenti possono destinare alle casse dei partiti. Per il 2015, circa 9,6 milioni di euro. Ebbene, appena 1,1 milioni di cittadini, cioè solo il 2,7 % degli italiani – uno su quaranta! – ha scelto questa soluzione. E per giunta per importi (approssimativamente: Pd 5 milioni, Lega un milione, Sel 900mila euro. Ancora, FI con 530mila, Ncd con 160mila, ecc.) lontani anni-luce dalle aspettative delle dirigenze politiche e dalla soglia minima per assicurarsi l’autonomia finanziaria. Con le cifre versate i partiti – eccetto il M5S, che non partecipa alla fiera – non riuscirebbero neppure a coprire le spese per segreterie e manifesti! A fronte di questo stato di cose, crescono società e organizzazioni varie "vicine" non al partito in quanto tale, ma a singoli esponenti politici. Un fenomeno che comincia ad essere evidente anche in Campania. Il 2×1000 è destinato a sostituire il vecchio sistema dei rimborsi elettorali (ora ridotti del 75%), che sarà abolito nel 2017. E possiamo stare certi che, con versamenti volontari dei contribuenti così insoddisfacenti, leader e amministratori dei partiti faranno solo finta di arrendersi ai voleri di una opinione pubblica incavolata. Poichè però sono furbi come faine, si preparano a scattare al momento opportuno. Tutti insieme. Per fregare altri soldi ai contribuenti. Infatti, in barba al 90% degli italiani che nel referendum del 1993 si dichiararono contrari, il finanziamento pubblico ai partiti si è trasformato via via in un saccheggio di ingenti risorse pubbliche! Prima il cambiamento poco più che lessicale del termine di finanziamenti in rimborsi elettorali. Poi, un primo quasi raddoppio. Quindi il colpo grosso della loro trasformazione da quinquennali in annuali. Avete mai visto un rimborso di cinque volte le spese? Infine, spettarono anche in caso di elezioni anticipate! Un modo per incassate il doppio per il periodo mancante alla scadenza ordinaria della legislatura! Questo sistema ha consentito a quasi tutte le forze politiche di costituire ingenti patrimoni finanziari e immobiliari. In qualche caso, poi, addirittura svenduti attraverso la cessione di appartamenti ai propri parlamentari! Un tradimento della legge, che aveva voluto finanziare l’attività politica, non l’arricchimento dei partiti e dei loro esponenti! Un andazzo indecente, insomma, di cui sono rimasti esempi memorabili le spese a favore della famiglia Bossi e i diamanti del leghista Belsito o gli acquisti immobiliari del tesoriere della Margherita Lusi. Con la prevedibile fine della pacchia, i principali leader politici hanno varato, per rastrellare sovvenzioni e finanziamenti vari, ciascuno una propria fondazione. Soluzione ideale per evitare sguardi indiscreti, grazie alla normativa non casualmente “lasca” su queste moderne casseforti politiche. E gli altri esponenti? Si sono anch’essi dati da fare. Società intestate a prestanomi e teste di legno, talvolta affidatarie di lucrosi appalti anche se spesso prive di esperienza. In qualche caso costituite addirittura per l’occasione. Da amici. Forse anche da parenti. O associazioni variamente finanziate. Comunque, tutte di fatto controllate o vicine all’esponente politico o pubblico amministratore. Spesso in settori redditizi, come gli immigrati, l’organizzazione di eventi, il sostegno alle attività giovanili, culturali o turistiche, la stampa di improbabili periodici, la promozione di corsi o di convegni farlocchi. Il tutto quasi sempre cofinanziato da Ue, Stato o regione. Una scandalosa mescolanza tra pubblico e privato. Esempio, quando non di veri e propri reati penali, di un crescente malcostume politico. E questo anche in Campania, in realtà periferiche finora ritenute immuni da fenomeni di questo tipo, un tempo limitati alle grandi città o comunque alle aree economicamente più forti! E’ la dimostrazione che certe cose non sono cambiate, ma anzi si sono aggravate e addirittura estese, durante la cosiddetta seconda repubblica! Eppure sono passati quasi venticinque anni da quando, al tramonto della prima, il socialista Formica fotografò plasticamente la realtà del suo partito:“Il convento (cioè il partito, n.d.A.) è povero, i frati ricchi!”
edito dal Quotidiano del Sud