Iaccheo racconta la contemporaneità, dagli archetipi alla profondità dell’animo umano

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Esplora le molteplici sfaccettature dell’animo umano Edoardo Iaccheo nella sua mostra “La contemporaneità tra tradizione e innovazione”, a cura di Stefania Marotti, di scena fino al 27 maggio al Carcere Borbonico. Un itinerario, quello dell’artista che ha fatto del confronto con culture altre la cifra distintiva della sua ricerca, che parte dalla stilizzazione e geometria di forme del concettuale per approdare ad un racconto fortemente introspettivo, che si fa tentativo di fissare su tela le pulsioni incosce, l’uomo nel suo rapporto con l’infinito. La conferma di una ricerca senza confini arriva dai titoli scelti per le opere, “Nottuno”, “Silenzio”, “L’uomo nello spazio”, ciascuno carico di richiami ad un immaginario collettivo presente in ciascuno di noi. Persino quando rivolge il suo sguardo alla natura la soggettività dell’individuo entra nella tela come testimoniano opere di forte suggestione come “Tempesta” e “Aurora”. Costante nelle sue opere il rapporto tra l’uomo e la realtà che lo circonda, così trovano spazio nel suo racconto artistico anche i suoi viaggi, da quello in Perù a quello in Polonia, fino all’omaggio a Berlino, in cui il riferimento a queste culture altre è evidente nelle strisce di colori che entrano nelle opere. Bellissimo anche il ciclo dedicato alle città invisibili, in cui gli spazi sembrano prendere forma tra ombre e sprazzi di colori o il quadro che racconta il principe Carlo Gesualdo e il legame con Stravinsky.

Un sistema di simboli archetipico ed ancestrale sembra governare la sua pittura, a partire dall’elemento materico che richiama la forza di una memoria irrinunciabile, centro dell’universo. Il tentativo che porta avanti Iaccheo è quello di dimostrare come nel sistema dell’arte ancora una volta sono gli archetipi ancestrali ad esercitare un ruolo fondamentale, prima ed oltre ogni eccesso psicologico nel quale si può sempre rischiare di naufragare.

Artista poliedrico, pittore, incisore, ceramista, scenografo ed esecutore di importanti opere presso il Teatro Romano di Verona. Dotato di una grande capacità progettuale, che lo ha reso protagonista nel campo della scenografia teatrale, Edoardo Iaccheo ha lavorato come attrezzista scenico nel Teatro Laboratorio diretto dal regista Ezio Maria Caserta, ed è stato invitato nel 1974 con la stessa compagnia teatrale alla Biennale di Venezia, nella sezione Teatro presentando le Maschere sul Savonarola. Ha allestito numerose personali in diverse città internazionali quali, Valos, Niebylec, Atene, Sofia, Seul, Skopje, ed ha partecipato anche al Perù Festival di Arte del Mondo nel 2018.Edoardo Iaccheo, per molti anni è stato insegnante all’Accademia – Liceo Artistico di Venezia, poi presso l’Istituto d’Arte di Verona, Salerno, Eboli ed Avellino, dove attualmente vive e lavora.