Idee non sigle

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In Irpinia, i rappresentanti politici e gli amministratori  continuano a partorire espressioni senza senso. Non bastavano  i Gal, i Piani di zona, i Distretti di vario tipo, le  Aree Vaste, le Zone ASI, le Zone interne e l’incomprensibile Svimar, hanno creato Masterplan.  Cosa significa? Una volta, quando non si  sapeva cosa fare, si proponeva di istituire una commissione, adesso si inventa una parola o un Ente. Questo diluvio di “cose inutili”  ha diverse cause, quali  l’ignoranza delle discipline economiche, l’agitazione provocata dall’ansia di apparire, l’assassinio delle vere forze politiche, provocato dal binomio populismo –giustizialismo  e l’improvvisazione  degli eletti, a tutti i livelli.  Abbiamo eserciti di aspiranti amministratori, ma pochi dimostrano di conoscere i  problemi del territorio e  gli scopi istituzionali dell’ Ente, di cui vogliono diventare rappresentanti. Per poter dare un contributo allo sviluppo di un territorio, bisogna conoscere le sue risorse e come  valorizzarle. La storia politica  irpina dimostra che l’edilizia  e i lavori pubblici sono stati i settori economici  più utilizzati nelle lotte amministrative. Purtroppo, nella logica da “Mani sulla città”, non in quella della valorizzazione del territorio e dell’esaltazione dei Borghi, centri di “gravità permanente”. Se  paragoniamo Avellino attuale a quella degli anni ’60, non  troviamo il suo fascino e la sua anima, l’uno sfasciato e l’altra evaporata.  Analogamente, l’Irpinia  è stata fatta essiccare. Sembra un albero senza foglie e senza frutti. Se Rossi-Doria, andava predicando che se non si valorizzano le risorse, un territorio non esce dal sottosviluppo, vuol dire che aveva constatato l’inesistenza di questa conquista concettuale. Nel 1983, coinvolsi il Presidente dell’INSUD in un Convegno sul turismo, che si svolse sul  Lago Laceno, Hotel 4 Camini.  Alla vista della piana , rivolgendosi a me, esclamò: “Siete  pazzi. Avete questo tesoro e non lo valorizzate”. E  non aveva vista la Grotta del Caliendo.Una frase ancora più illuminante me la disse il Ministro Francesco Forte. Venendo da Napoli, appena  usciti dalla Galleria di  Monteforte, guardando   Mercogliano, esclamò: “ Non sapete rendere affascinante il paesaggio. Il colore dei tetti  non si sposa con il paesaggio”. Secondo me,le risorse di cui disponiamo  sono il terreno agricolo, i corsi d’acqua, le montagne, il folclore, le risorse intellettuali, gli artisti, i luoghi di culto, come Montevergine e San Gerardo  di  Materdomini  e i paesaggi. Ai fini dello sviluppo è anche importante il collegamento con realtà complementari, come Napoli, Benevento e Caserta. Con Salerno il rapporto è problematico. Il peccato più grande  è non aver mai pensato di conoscere  le risorse intellettuali e quelle artistiche.  A differenza di Benevento, che ha adottato i suoi artisti (vedi il rapporto Palladino-Sannio), l’Irpinia  ignora i suoi artisti e i suoi  talenti. Quando mi impegnai per far nascere il Teatro Gesualdo, pensavo anche   a produrre opere teatrali, utilizzando artisti irpini. Nel 2005, producemmo il Concerto lirico “Irpini  per l’Irpinia” e, con il tenore Nicola Pisaniello e la Soprano Carmen Giannattasio, l’opera lirica   Rigoletto.  In giro per il mondo ci sono pittori e scultori irpini di fama internazionali. Quanti politici e amministratori lo sanno? Un altro tesoro è la possibilità della riconversione delle colture esistenti con quelle più redditizie, come le tartufae, per le quali molte zone montane sono vocate. Potrei continuare, ma temo di annoiare. Spero che quanto innanzi provochi l’esigenza di confronti e approfondimenti, per capire cosa fare.

Luigi Mainolfi