Il bivio del Partito democratico

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Il successo di Bonaccini in Emilia-Romagna  ha evitato la Caporetto zingarettiana. E ha – almeno per ora – salvato il governo e il Pd. Questo spiega l’enfasi con cui i dirigenti del centro-sinistra hanno salutato la vittoria in una terra storicamente culla del radicamento popolare della sinistra. Enfasi figlia soprattutto del sollievo per la fine dell’incubo della paventata, temutissima sconfitta. La vittoria però, non va dimenticato, è figlia anche di un sistema elettorale che ha permesso il voto disgiunto. Esso ha avvantaggiato il governatore uscente, protagonista di una stagione di buon governo, fino a portargli in dote molti voti, del M5S e perfino del centro-destra. Ed è una vittoria dovuta anche alle sardine. Il loro concreto contributo appare ancora da stimare esattamente, ma il loro apporto è stato fondamentale, soprattutto nella riconquista delle piazze, fino ad allora abbandonate alle indecenti incursioni salviniane. Il rinnovato entusiasmo di tanti giovani – ancorato al richiamo ai valori costituzionali – è servito da stimolo efficace nel riportare  molti indecisi alle urne. E ha così aperto le porte al successo del centro-sinistra.

Ora però, dismessi gli armamentari elettorali, il pd non può far finta di ignorare che la vittoria in Emilia-Romagna, con le sue speciali caratteristiche,  lo ha messo di fronte ad un bivio. Fondamentale per l’avvenire del centro-sinistra.  Innanzitutto, perchè il pericolo costituito dalla sgangherata e scarsissima cultura democratica di Salvini – con le conseguenze del caso – non è affatto svanito. Fra pochi mesi vi sarà il rinnovo dei consigli  in molte regioni. E non sarà una passeggiata! Il pd dovrà fare i conti, da un lato, con la necessità di una più incisiva azione di governo. E, dall’altro, con l’urgenza di costituire quel partito – o contenitore – capace di rappresentare le esigenze di moltissime realtà collettive e di tanti territori. Si infittiscono le richieste di cambiamenti radicali, anche se per ora non ben definiti. Per Bonaccini occore che il Pd demolisca le correnti e non sia una roccaforte di difesa dei valori, ma un progetto in espansione. Per Prodi i dem devono aprirsi. Basta partito delle tessere. Gualtieri ha sottolineato la necessità che il Pd che si apre non perda i moderati. Elly Schlein, la consigliera più votata in Emilia.Romagna, auspica invece una “casa comune civica, progressista ed ecologista”. La scelta non appare facile, sia per i tempi ristretti, sia perchè sembrano in campo idee non del tutto collimanti. Da questo punto di vista, la vittoria ha anche accentuato alcune resistenze interne al cambiamento. Non è difficile capire che molti fra coloro che sono in una posizione “tutelata” nel Pd non vedono di buon occhio alcuna rivoluzione. Segnata magari dall’ingresso, negli organismi dirigenti, di rappresentanti delle cosiddette forze della società civile.  E accompagnata dalla fine del partito dei tesserati. E  quindi anche dalla perdita di consolidate rendite di posizione.  Con tutte le prevedibili incognite. Nella concezione di alcuni dirigenti si intravede la tentazione di usare la forza assicurata dallo scampato pericolo non per “mettere in sicurezza” l’intero centro-sinistra per il futuro, ma semplicemente per regolare i conti – nell’immediato – con un M5S in evidenti difficoltà. Già in passato la sinistra ha commesso l’errore di ritenere come interamente propri dei bottini elettorali conquistati, invece, solo grazie agli apporti di altre e convergenti forze. L’altro errore che il Pd deve evitare di commettere è quello di ripiombare in velleitarie vocazioni maggioritarie – figlie minori di anacronistiche egemonie gramsciane – che tanto hanno nociuto alla stessa sinistra. Allargare il campo del pd e del centro-sinistra non significa inglobare tutte le realtà culturali e territoriali. Magari cooptandone qualche esponente al vertice o in Parlamento. Occorre, invece, rispettarne autonomia e diversità, interpretandone correttamente le istanze.

Per tutte queste ragioni – aggravate dalla necessità  dei compromessi necessari per puntellare l’azione di governo, dalle scadenze elettorali ravvicinate  e dalla stagione congressuale incombente  – non saranno mesi facili, per Zingaretti & C.!

di Erio Matteo