Il cammino di Gentiloni

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Il governo Gentiloni si avvia a cominciare il suo cammino tra molte difficoltà. Politiche, perchè avrà la stessa maggioranza di quello del suo predecessore (con Verdini battitore libero?). Di immagine, perchè il nuovo esecutivo è apparso quasi un clone dell’esecutivo precedente, con pochi cambiamenti. Tra cui, positivi, la reintroduzion del ministero della coesione e del Mezzogiorno, improvvidamente cancellato da Renzi. E la promozione agli interni di Minniti, uno espertissimo, cauto e di buona scuola. O la delega ai servizi segreti mantenuta dal premier (nonostante le mire di Lotti). Meno convincenti molte altre scelte. Come la "promozione" di Alfano – dopo il clamoroso caso Shalabayeva e la pessima gestione dell’immigrazione – addirittura a immagine del Paese all’estero! Perfino oltraggiosa la permanenza in un ruolo di potere della bocciatissima Boschi. Dalla sua, l’esecutivo avrà come guida una personalità più riflessiva e meno arrogante, maturata negli ambienti felpati della diplomazia. Ma avrà anche uno specifico problema, molto grosso. Cioè le manovre, anche spericolate, dell’uomo di Rignano.
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Dopo la clamorosa sconfitta al referendum, l’ex premier innanzitutto non ha avuto la coerenza e la dignità politica di mantenere fede alla promessa, fatta più volte e solennemente, che in questo caso avrebbe addirittura lasciato la politica. Ha poi mostrato la sua natura di leader impulsivo, quindi inaffidabile. Avrebbe infatti voluto dimettersi addirittura subito dopo la conferma della batosta referendaria, senza neppure attendere l’approvazione della legge di bilancio. Solo dopo un duro braccio di ferro con il Capo dello Stato, ha dovuto accettare di congelarle per qualche giorno! Infine, il suo rifiuto del reincarico non è stato frutto di un nobile gesto di coerenza, ma solo del mediocre calcolo di ricavare vantaggi politici da una sorta di governo non nemico, di decantazione, per qualche mese. Per ottenere le elezioni anticipate e ritornare presto in sella, come dimostrato anche dalla sua improvvisa decisione di anticipare il congresso del Pd. Quando lo chiedeva la minoranza, però, non si era opposto proprio lui a qualsiasi tentativo in questa direzione?
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Poichè non era stato sfiduciato da un voto parlamentare nè da quello di una competizione elettorale politica, il suo dovere sarebbe stato quello di restare a palazzo Chigi. Da leader Pd ha comunque proseguito la sua opera di avvelenamento dei pozzi della politica. La sua alternativa secca – o governo di tutti (ben conoscendone l’irrealizzabilità!) o elezioni – ha dimostrato la sua natura di giocatore d’azzardo, privo di qualsiasi senso dello Stato. Dopo aver sottoposto l’Italia a una competizione divisiva di cui non si sono ancora rimarginate le ferite, ci vuole una infinita irresponsabilità a pensare di imporgliene un’altra, solo per i propri interessi politici e a distanza di qualche mese! Una scelta devastante per il pd e per il Paese!
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Questa strategia, considerata la ferma opposizone della minoranza a elezioni anticipate, potrebbe addirittura avvicinare la fine del Pd. In ogni caso, essa sembra aver trovato un freno nelle mosse, apparentemente felpate ma decisisssime, di Mattarella. Poichè il Pd conserva la maggioranza relativa, l’incarico ad un esponente di quel partito è stato obbligato. Tuttavia, il Capo dello Stato ha inserito una piccola "zeppa" fra i compiti del governo: oltre alle necessarie leggi elettorali, ci sarà anche quello di provvedere alla ricostruzione delle zone terremotate. Lavoro decisamente lungo… Poi ci sono anche i numerosi impegni internazionali dell’Italia nel 2017. Se ci aggiungiamo la ben nota allergia dei parlamentari ad acconsentire a scioglimenti delle Camere, soprattutto prima del raggiungimento dei benefici pensionistici (settembre 2017), basterà un nonnulla per far naufragare il disegno renziano di elezioni a breve!
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Il vistoso rallentamento in atto appare d’altronde necessario al Paese per riprendere fiato e concentrarsi sulle vere emergenze, quelle economiche. Perciò l’ex premier avrà probabilmente un pò di tempo in più da trascorrere nei bar di Rignano e Pontassieve a rivangare ricordi. E anche a coltivare i suoi legittimi desideri di riprendersi il potere. Quello che non ha il diritto di fare è di scaricare direttamente sul Paese le sue rabbiose speranze di rivincita! Per ora ha twittato un ipocrita "Buon lavoro a Paolo Gentiloni e al Governo. Viva l’Italia". A quando l’altro: "Paolo, stai sereno"?
edito dal Quotidiano del Sud