Corriere dell'Irpinia

Il Congresso “bonsai” del Pd

Chissà se il pranzo bolognese tra Prodi e Zingaretti sarà servito ad ammorbidire il duro giudizio del padre fondatore dell’Ulivo su una “sinistra priva di un leader e di una prospettiva”. L’attuale vicenda congressuala del Pd appare comunque di importanza decisiva per il futuro della sinistra riformista italiana. Mentre si avvia la seconda fase del macchinoso itinerario congressuale tutto, però, parla di un preoccupante tono minore. Nella partecipazione degli iscritti. Nel numero dei votanti. Nel confronto delle posizioni. Nella qualità delle idee esposte. Nell’interesse dell’opinione pubblica e del mondo delì’informazione. Fino a far pensare a una sorta di congresso “bonsai”. E a far chiedere agli osservatori se da esso potrà mai scaturire quella rinascita della sinistra auspicabie per il rafforzamento della nostra democrazia.
Già le prime cifre danno l’idea di una bassa affluenza, conseguenza di uno scarso interesse da parte della base. Sembra, insomma, che l’itinerario congressuale e il suo esito interessino solo gli addetti ai lavori. Cioè i parlamentari. I politici di professione. E i dirigenti. Un dato di scarso appeal già rilevato dalle ultime competizioni elettorali, ma particolarmente grave nel momento che dovrebbe, invece, segnare la massima mobilitazione. Se il confronto interno non riesce ad appassionare iscritti e simpatizzanti, come potrà conquistare i cuori degli elettori? Anche al netto deii ricorsi per brogli o per annullamenti di votazioni, resta il fatto che davvero non è facile districarsi nella comprensione delle diversità di proposte politiche fra i candidati. Con l’ulteriore complicazione che si tratta di differenze che appaiono tattiche, più che strategiche. Il favorito Zingaretti, pacioso ma abile navigatore laziale, appare più rassicurante rispetto alla componente ex-Pci-Pds-Ds- che ora è largamente maggioritaria. E perciò può anche permettersi di affermare che, per le europee, in una ipotesi di “campo largo” a sinistra il simbolo di partito non sarebbe una pregiudiziale. Tuttavia, proprio le sue caratteristiche di manovratore amico di poteri forti e le sue origini nell’apparato di sinistra potrebbero rivelarsi alla fine un handicap per il futuro. Dal canto suo Martina, che ora rivendica un partito nuovo, ha l’inconveniente di essere stato complice silente dell’infausta stagione renziana. E di aver scoperto tardi l’opportunità di un partito “plurale”. Un tempo, quando la sinistra celebrava i suoi congressi all’insegna di vere mozioni, esse charivano collocazione, alleanze e prospettive. Era, perciò più facile analizzare le diverse posizioni. E scegliere. Oggi, c’è una sorta di nebbia tattica che tutto avvolge. E poi appaiono fondamentali le qualità di leader. Proprio il Pd ha avuto modo di sperimentarle a sue spese con Renzi. Quel leader è riuscito, nel silenzio di tutti, a stravolgere la funzione politica della sinistra riformista (già indebolita da lotte fratricide). Ad annullare quella tradizionale. Senza però avere le capacità di sostituirvene un’altra, magari più nuova e moderna, ma comunque rispettosa dei diritti dei cittadini e dei lavoratori. Eppure, la sua ombra lunga e ben camuffata continua ad allungarsi sul Pd. E a condizionarne il cammino, magari fino al punto di far eleggere un segretario debole, contrattato tra i maggiorenti in assemblea. ll Pd appare ancora stordito. Balbettante. Incapace, come purtroppo il dibattito-bonsai sta dimostrando, di andare oltre i propri steccati interni, ormai asfittici. E di comprendere quali sono oggi le prospettive che si aprono per una nuova, possibile stagione riformista. Disuguaglianze accresciute. Riduzioni dei diritti. Ulteriori rischi. Nuove protezioni. Senza giustizia sociale, infatti, non può esserci – alla lunga – vera democrazia. E’ su questo che si giocherà il destino del Pd. Eppure, il dibattito congressuale è apparso finora povero di approfondimenti. Puntato solo alla ricerca di un segretario. Senza alcuna impietosa riflessione sugli errori commessi. E senza approfondire l’individuazione di un diverso ruolo della sinistra. In assenza di questi due fattori sarà difficile, alla distanza, che venga smentito il duro avvertimento di Prodi!

di Erio Matteo

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