Il degrado della nostra politica

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1938

Mai, come in questi ultimi anni, la politica era caduta così in basso. Lo scadimento cominciò alla fine della prima repubblica, con le tangenti e la corruzione che colpirono tutti i partiti, gran parte dei politici e molte industrie pubbliche. Moro aveva capito che la cristallizzazione del potere nella DC, senza possibilità di alternanza, per motivi interni ed internazionali con l’altro grande partito, il PCI, avrebbe ostacolato la democrazia compiuta e degenerato il sistema di potere. Pagò con la vita il suo generoso tentativo di compromesso storico, rapito dalle Brigate rosse proprio il giorno del giuramento del primo governo dell’accordo DC/PCI. Lo Stato non fu capace di salvarlo, i poteri forti, forse, non vollero. Da allora il declino è stato inarrestabile. Con la caduta del muro di Berlino e la globalizzazione i partiti si trasformarono perdendo gran parte della loro funzione “costituzionale”. Prima divennero partiti pigliatutto poi personali.

Con l’avvento di Berlusconi, geniale e spregiudicato imprenditore, che, per salvare le sue aziende, “scese in campo” intuendo e trasformando la “politica” in prodotto commerciale mettendola sul mercato e pubblicizzandola con le sue televisioni, la politica nobile (quella della polis, esercitata con il senso dell’onore e dello Stato) divenne altra cosa. Non più guida, orientamento, progetti di società futura, interesse collettivo, ma soddisfazione dei desideri degli elettori che si confusero con il popolo, promesse, bugie. Nacque così il populismo e la demagogia e i sondaggi sostituirono e orientarono l’zione del governo nel presupposto di conquistare quanti più voti possibili. Pian piano al decadimento della politica, priva di ideali di riferimento, e di progetti, si aggiunsero la perdita dei diritti dei lavoratori e dello stato sociale e per l’Italia che, dalla sconfitta militare e la distruzione era arrivata, negli anni del miracolo italiano e della rinascita economica e industriale, ed essere annoverata tra le prime sette potenze mondiali, cominciò il periodo buio che si protrae irreversibile fino ai nostri giorni.

In questa deriva anche la sinistra ci h messo del suo cominciando a demolire il Welfare con il “pacchetto Treu”. Ma salvo brevi interregni (Prodi, Ciampi) la discesa è stata inarrestabile. Finita l’era berlusconiana, nella delusione di quanti (anche di personalità liberal moderati e di sinistra) avevano creduto ad un destra liberal democratica è continuato, in modo ancora peggiore, il populismo, anche nel PD (il nuovo partito nato male e a freddo molti anni dopo con la fusione dei riformismi cattolici e socialisti) con l’avvento di Renzi.

Così la politica ha cominciato a non piacere a molta gente e sono nati movimenti come la Lega per la secessione della Padania da “Roma ladrona” e il M5S contro la casta. A Berlusconi, ormai bollito, e alla sua F.I. in disarmo, si sono sostituiti i nuovi populismi, ancora peggiori. E’ comparsa la stella di Salvini, che ha portato la Lega a primo partito italiano collegandolo ad un sovranismo della peggiore destra, ad un antieuropeismo e razzismo (con il “prima gli Italiani”) sollecitando ed accarezzando, cavalcandole, le paure degli italiani e sfruttando, per soli fini elettorale e in modo cinico perfino efferati delitti – come quello del giovane, ammazzato a Roma per difendere la fidanzata da una rapina, segno che l’inasprimento delle pene, i decreti sicurezza, uno e due, non hanno ragione della criminalità. Ci vuole ben altro. Il Presidente Conte gli h dato del “miserabile” e il giornalista Scanzi, nel suo ultimo libro, lo ha descritto come “il cazzaro verde”.

Renzi si è messo in proprio credendosi l’ago della bilancia e pensando di tornare al potere solo per la sua guasconeria, lui che- come dice Cuperlo- non ha le qualità di uno statista ma solo l’arroganza di un capo e al governo e al partito ha fallito su tutta la linea. C’è poi Di Maio, altro populista che accomuna alla demagogia la povertà delle idee e la convinzione che bastino gli slogan a risolvere i problemi che, per incapacità anche culturale, non è neanche in grado di prevedere. Se a questi ci aggiungiamo la Meloni, sovranista propugnatrice di una destra estrema, fascista, che sprizza razzismo, intolleranza da tutti i pori, che non si capisce come possano albergare in un fisico piccolino e a modo, si ha il quadro poco confortevole della realtà nella quale siamo precipitati e di come siamo conciati male.

di Nino Lanzetta