La buona politica

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Rassicuranti. Tono giusto, quasi familiare. Parole di grande equilibrio, giunte in un momento di grande incertezza sul futuro. Ma anche di un sentimento di paura che attraversa la società italiana. Il filo conduttore è la difesa delle istituzioni, l’appello è alla buona politica come risorsa per soddisfare i bisogni degli ultimi, per corrispondere al recupero dei valori perduti. Il tutto avente come obiettivo il bene comune. Così, sia pure a distanza, i messaggi di fine d’anno di Papa Francesco e del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Entrambi si sono detti preoccupati per il navigare a vista della società italiana, consegnando il disagio a parole di grande umiltà, con forte autorevolezza morale. Il primo, Francesco, ha subito messo l’accento sul significato della politica, riconducendola alla risposta dei bisogni delle comunità. «Non pensiamo che la politica sia riservata solo ai governanti – ha osservato -: tutti siamo responsabili della vita della ‘città’, del bene comune; e anche la politica è buona nella misura in cui ognuno fa la sua parte al servizio della pace». Per il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, la politica deve rientrare nell’ambito di un confronto civile, lontana dagli insulti, dentro le garanzie costituzionali. Non sfugge, nel suo messaggio di fine d’anno, il riferimento al percorso, non proprio corretto, che si è avuto in occasione dell’approvazione della manovra economica con un Parlamento quasi esautorato dalle proprie prerogative. Di più. La sintonia tra le due grandi autorità morali si registra nel messaggio che Mattarella ha poi inviato a Papa Francesco, in occasione della 52/ma Giornata mondiale della pace. «Per rendere più giusta e sostenibile la stagione che si è chiamati a governare – ha affermato Mattarella- , una politica responsabile e lungimirante non alimenta le paure, non lascia spazio alla logica del nazionalismo, della xenofobia, della guerra fratricida». Ferma e decisa è anche la presa di posizione del Papa e di Mattarella sula tassa che il governo intende imporre su un pezzo dello stato sociale con la tassa sulla solidarietà. Sarebbe, dicono all’unisono, un passo indietro, la negazione di valori conquistati in anni di servizi alle comunità. Altri sono gli argomenti condivisi che inducono ad una riflessione per questo inizio d’anno: il traguardo del bene comune si raggiunge riconquistando i valori e praticando una buona politica, oggi del tutto assente.

di Gianni Festa