Il futuro è nelle nostre mani

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Descritto un po’ come il conte zio manzoniano (troncare e sopire), un po’ come un novello Andreotti (meglio tirare a campare che tirare le cuoia) il Presidente del Consiglio si trova adesso a gestire la fase più difficile della storia italiana dal dopoguerra. Da una sua intervista abbiamo appreso che il premier ha come foto profilo del suo whatsapp un’immagine del presidente americano John Kennedy e la citazione “ogni risultato comincia dalla decisione di provare”. Per contenere la diffusione del virus il suo esecutivo ha deciso di chiudere scuole, università, musei, cinema e teatri e dopo un lungo tira e molla anche gli stadi vietando le partite di calcio di tutte le squadre professionistiche e dilettantistiche.  L’Italia dunque trasformata in una grande zona rossa. Una soluzione davvero estrema, costosissima in termini politici, economici e di immagine internazionale. Misure eccezionali per una situazione eccezionale e  che hanno avuto e avranno un impatto enorme sulla vita di milioni di famiglie. Come ha scritto il costituzionalista Michele Ainis da quando sono stati accertati i primi casi di contagio sull’Italia è caduta una grandinata di provvedimenti normativi, sempre più severi, sempre più stringenti. La catena di comando del Paese è cambiata trasferendo sempre più potere nelle mani del governo e rendendo praticamente assente la funzione del Parlamento.  Si giustifica la decisione spiegando con la forza della scienza che siamo in una situazione da “stato di guerra”.  La gravità del momento non ha stemperato del tutto le polemiche politiche in particolare tra governo e regioni e non ha ovviamente fermato lo stato permanente di incertezza che tutti gli italiani stanno vivendo.  Il senso di responsabilità sta prevalendo e la maggioranza degli italiani sta rispettando le regole ma certo non sono mancati episodi che hanno riguardato l’ordine pubblico e la tenuta sociale del paese. Carceri in subbuglio, treni presi d’assalto, rianimazioni al collasso.  La politica in un frangente così complesso ha il dovere di non mostrare fragilità ma al contrario di far arrivare un messaggio che parli alle tante sensibilità del Paese. E’ giusto e sacrosanto affidarsi ai pareri degli scienziati ma senza cedere la bussola decisionale.  Tocca soprattutto al premier occuparsi di tenere il Paese unito e indicare una direzione anche sull’economia perché, salute ed economia appunto vanno di pari passo.  Il governo ha deciso di stanziare 25 miliardi per far fronte all’emergenza con la preparazione di norme a tutela delle imprese, dei lavoratori e delle famiglie e con un allargamento degli ammortizzatori sociali.

Quello che conta adesso è l’impatto delle scelte politiche sulla quotidianità di tutti noi che viviamo tra la paura e l’ignoto. Sfidare il virus che ha colpito non solo il nostro paese ma praticamente tutto il mondo facendo esibizioni di ottimismo non ha senso. Noi italiani dobbiamo rinunciare per un pezzo della nostra vita alla  quotidianità, adattarci ad una situazione che hanno vissuto soltanto i nostri nonni ai tempi della guerra mondiale.  Tutti ci sentiamo vulnerabili. Andrea Malaguti sulla Stampa ha scritto che “la vita come l’abbiamo conosciuta fino ad ora, non esiste più. Sospesa a tempo indeterminato. Costretta in un limbo fatto di solitudine e di angoscia. In una società contadina sarebbe stato normale spingere le persone a restare un mese in isolamento, nel mondo globalizzato un’imposizione di questo genere sembra irricevibile. Eppure il covid-19 ci obbliga a rallentare, costringendoci a chiederci se il prezzo che abbiamo pagato alla globalizzazione e alle divinità dei mercati non sia stato inutilmente alto. Una risposta esiste. Ed è quella che nella Tempesta Shakespeare affida ad una riflessione di Antonio: il passato è il prologo e il futuro sta nelle vostre mani”.

di Andrea Covotta