Il governo pigliatutto e i poteri

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Ieri il Senato ha detto di sì nella sua seconda lettura alla riforma costituzionale. Come già avvenuto la scorsa settimana alla Camera dei deputati (dove dovrà tornare per l’approvazione definitiva) per copia conforme. In qualche ora. Come una pratica burocratica. Con una discussione svoltasi nel disinteresse della quasi totalità dei mass-media e dell’elettorato, sempre distratto nei periodi e nei passaggi più significativi della sua storia civile! A far sentire la loro voce, soltanto alcuni costituzionalisti e intellettuali, che hanno avanzato forti perplessità circa le modifiche al sistema eletterale… Ora i risultati di una puntuale ricerca Openpolis hanno svelato il gioco renziano delle tre carte anche sulla riforma. E devono aver mandato qualche boccone di traverso al berluschino premier e alla sua struttura di disinformata a palazzo Chigi. Quei dati, infatti, dimostrano che è una gigantesca frottola la necessità, tanto strombazzata dal premier, di rafforzare i poteri del governo per non renderlo schiavo dei capricci e dei ritardi delle Camere. Le cose, anzi, stanno esattamente al contrario! Bisognerebbe cioè rivalutare il Parlamento, ridotto a poco più che un votificio-passacarte. Chissà se ha letto quei dati Napolitano, da Capo dello Stato (e dopo!) convinto sponsor di una riforma che appare ingiustificata e pericolosa. Il berluschino, infatti, non si è limitato alla giusta revisione di di un bicameralismo perfetto ormai datato. Ha colto al volo l’occasione per accrescere enormemente il potere del governo e suo personale, a spese di un Parlamento destinato – con la nuova legge elettorale – ad essere sempre più un’assemblea di nominati asservita ai voleri dell’esecutivo! Questo pericolo ormai concretissimo dovrebbe far riflettere tutti! Speriamo che, almeno fra coloro che seguono queste cose, abbia un peso nella battaglia referendaria d’autunno. Lo statista di Rignano non nasconde, infatti, di voler trasformare quella pronuncia in un plebiscito su di lui e il suo governo. Un risultato a lui favorevole (dopo amministrative presumibilmente poco rosee!) lo rafforzerebbe consentendogli di andare avanti.

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Da Montesqieu in poi ci è stato sempre ripetuto che, a fondamento del moderno stato liberale di diritto c’è la tripartizione dei poteri. Il Parlamento con il legislativo. Il Governo con l’esecutivo. La Magistratura con il giudiziario. E noi avevamo sempre pensato che il ventennio fascista fosse stato l’unico periodo in cui in Italia a fare le leggi non era il Parlamento ma il governo. Per una sorta di beffardo contrappasso storico, si è scoperto invece che anche ora è più o meno così, grazie anche alla sudditanza e alla mancanza di autorevolezza di buona parte dei parlamentari nominati. Il rapporto Openpolis parla chiaro: negli anni i governi sono riusciti di fatto ad assumere buona parte dell’iniziativa legislativa utilizzando diversi strumenti. Innanzitutto la decretazione d’urgenza anche in casi discutibili. Poi l’adozione in molte importanti materie di decreti legislativi, per i quali le Camere fissano dei criteri generali, ma spetta al governo mettere a punto le norme specifiche e presentarne il testo al Parlamento per una quasi simbolica approvazione finale. Infine, il vero e proprio abuso dei voti di fiducia, con cui i governi – in particolare quello di Renzi – hanno rafforzato il loro ruolo di legislatore non più solo eccezionale ma quasi-ordinario. Nell’attuale legislatura la partita nell’ambito delle leggi approvate, fra quelle presentate dal governo e quelle dal Parlamento, è assolutamente senza storia a favore del governo. Stessa cosa sui tempi. Mentre i provvedimenti governativi fanno rapidi balzi in avanti, spesso in poche settimane, per quelli "lavorati" in un Parlamento certamente non velocissimo ma comunque spesso ingolfato da decreti vari, ci vuole spesso qualche anno! In conclusione, forse lo statista di Rignano conquisterà un posto nella storia come l’uomo che avrà attuato il superamento dell’antiquata concezione montesquieiana della tripartizione dei poteri. E del sistema parlamentare fondato sullo schema rigido maggioranza-opposizione. La ricerca Open polis, infatti, ha anche documentato l’esistenza ormai stabile di forze di quasi-opposizione (che in molti casi votano in…soccorso del vincitore!) e di quelle di quasi maggioranza. Alla Verdini, per intenderci. Per completezza di ragionamento, dopo aver reso legislativo il governo ed esecutivo il Parlamento, resterebbe da sistemare un ultimo potere: quello della magistratura, che ogni tanto al berluschino qualche dispiacere lo dà, come con le indagini su Banca Etruria e i suoi strani intrecci! Ma con un po’ di tempo, non dubitate, provvederà anche a quello…
edito dal Quotidiano del Sud