Il laboratorio politico irpino

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Con la morte dell’onorevole Bianco, che fa seguito a quella di De Mita, Salverino De Vito e Fiorentino Sullo, e il ritiro a vita privata di Nicola Mancino, Giuseppe Gargani e Ortensio Zecchino, si è concluso un ciclo politico di rilevanza storica che ha visto il laboratorio politico irpino, di elaborazione di idee e strategie politiche sulle orme del cattolicesimo democratico risalente a Sturzo e a De Gasperi, contribuire in gran parte alla rinascita ed allo sviluppo dell’Italia e dare lustro alla nostra provincia, anche attraverso la formazione di amministratori provinciali seri e preparati. Cominciò nell’immediato dopoguerra l’era di Fiorentino Sullo, uno dei fondatori della DC irpina, giovane costituente, più volte ministro, riformatore radicale (sua la mancata riforma urbanistica avversata dai conservatori presenti nel suo stesso partito), l’uomo dei fatti che nascono dalle idee; che ci ha lasciato a suo imperituro ricordo –tra l’altro- l’autostrada del Sud fatta passare per Avellino e il raccordo Avellino-Salerno, e che allevò e lanciò in campo nazionale giovani talenti come appunto Bianco e De Mita. De Mita si impose all’attenzione nazionale come uno dei cervelli politici più raffinati e brillanti, conquistandone il partito fino a diventarne segretario nazionale e poi Presidente del Consiglio dei Ministri. Aveva la politica nel sangue ed è morto da Sindaco di Nusco, suo paese natale. Salverino De Vito è ricordato come Ministro della ricostruzione post- terremoto. Nicola Mancino è stato Ministro, capogruppo dei senatori DC e vice Presidente de Consiglio nazionale dei magistrati. Zecchino, Ministro dell’università, Gargani più volte Sottosegretario. Gerardo Bianco ha lasciato un segno tangibile della sua integrità morale e culturale, con una generale commozione per la sua scomparsa. Politico puro, intransigente nel rispetto e nel perseguimento di obbiettivi politici che si sono sempre ispirati ai valori cristiani per l’elevazione e i diritti dei soggettivisti nella loro dimensione umana. E’ stato Ministro, più volte capo del gruppo dei deputati DC della Camera, parlamentare europeo e Segretario del partito popolare dopo lo scioglimento della Democrazia Cristiana. Coerentemente con la sua fede politica di cattolico democratico, non ha aderito al PD, estraniandosi progressivamente dalla politica attiva. E’ stato un intellettuale colto e un conoscitore profondo della latinità. Il suo ultimo volumetto: ”Tellus, la sacralità della terra nell’antica Roma” (edito da Salerno editore –Roma- del 2020), nel quale tratta del principio dell’organizzazione religiosa, civile e politica dell’antica Roma non con la divinità ma della terra e della sua sacralità, ci ha tenuto piacevolmente compagnia durante il lockdown del coronavirus. Con Gerardo Bianco scompare una figura di galantuomismo politico e di intellettuale e si chiude un ciclo di grande politica. Ora l’Irpinia è tornata alla sua provincialità e alla progressiva e irreversibile marginalizzazione per colpa di una classe dirigente e politica arruffona, autoreferente, ignorante; che vive alla giornata e non ha nessun senso delle Istituzioni e del bene collettivo.

di Nino Lanzetta