Il M5s in crisi di identità

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I disastrosi avvenimenti delle ultime settimane non saranno facilmente archiviabili né “rattoppabili”, come pure ha tentato di fare il capo politico Di Maio. Viceversa, la perdita secca di voti in Basilicata rispetto alle politiche, la mancata autorizzazione a procedere contro Salvini, l’arresto del Presidente grillino dell’assemblea capitolina De Vito e l’espulsione di alcuni parlamentari dissidenti sono il segno di troppi fronti aperti per il M5S. Innanzitutto quello del consenso. Poi, la uguaglianza dei cittadini. La lotta alla corruzione. E infine la libertà di espressione. Essi rischiano di trasformarsi in un vero e insormontabile baratro per il Movimento pentastellato, già minato dalla incerta identità politica. Che diventa, agli occhi di simpatizzanti ed elettori, ogni giorno più contraddittoria e incerta.

Il diniego della autorizzazione a procedere contro Salvini sul caso Diciotti – fatto digerire a fatica dalla dirigenza ai parlamentari grillini – non è stato un gesto qualunque, fra i tanti dettati da generiche necessità politiche. La sottomissione alla legge, per un movimento che ha fatto dell’uguaglianza fra i cittadini e della lotta contro le caste politiche dei precisi obiettivi per la propria azione politica, ha assunto la portata di un vessillo sbandierato in mille occasioni. Rivendicato come un tratto differenziale rispetto alle altre forze politiche. Applicato anche con evidenti forzature pur di mantenere la propria “alterità”. Oggi quella regola appare venuta meno. Così come appare trascurato quello strategico triangolo giustizia-magistratura-politica che ha condizionato l’intera seconda repubblica. E fatto la fortuna anche del M5S. Tutti i propositi finora solennemente declamati sono stati ridotti a carta straccia. Per giunta in cambio di un piatto di lenticchie, cioé la sopravvivenza fino alle europee di un esecutivo già in difficoltà per le forti diversità fra partner e per la situazione economica avversa.

L’altro fronte esploso con il clamoroso arresto del presidente dell’assemblea capitolina De Vito (con un assessore indagato) è ancor più scivoloso. Esso infatti non può essere ridotto ad un caso isolato generato grazie alla debolezza dell’ultima ruota del carro. Il passato dell’arrestato parla di un esponente politico che, sia pure di una “obbedienza” interna diversa rispetto alla sindaca Raggi, ha partecipato alla vita, ai successi e alle “comodità” del Movimento. Questo caso, perciò, rischia di trasformarsi in un pantano di sabbie mobili capaci di inghiottire le residue speranze pentastellate di sopravvivenza, a Roma e a livello nazionale. Esso, infatti, ha dimostrato che c’era chi a parole predicava “onestà, onestà, onestà!”. Poi, invece, era pronto sotterraneamente a godere, mediante accordi inconfessabili, di tutti i vantaggi propri di quel sistema che diceva di voler abbattere politicamente! Contraddizione politica devastante ed insanabile per il M5S! Sacrosanto ma illusorio anche il rapido provvedimento di espulsione annunciato da Di Maio. Perfino la torbida atmosfera che ha portato, dagli stessi pc della Camera dei deputati, a violare i profili di alcuni deputati pentastellati, tra cui la Sarti, dimostra che il Movimento è attraversato da tensioni e da questioni irrisolte.

Tra queste ultime, quelle forse più gravi sono quelle che attengono la libertà di espressione dei parlamentari. Molti esponenti grillini hanno dichiarato il loro consenso perché il Movimento – al contrario di altri – garantiva a ciascuno di poter esprimere il proprio pensiero, senza coartazioni né repressioni. Poi e’ venuto il caso De Gregorio. Le proteste contrio i lati oscuri del “sistema Rousseau”. Le polemiche sui versamenti dei rimborsi. Poi qualche giorno fa le espulsioni di Fattori e Nugnes. Un Movimento dalle antiche e conclamate aspirazioni libertarie può mai pensare di risolvere così la questione delle libertà parlamentari? Il risultato in Basilicata ha fatto precipitare il M5S in uno stato confusionale. Percorso dal vago desiderio di ritornare alle origini, magari rispolverando l’ora emarginato Dibba. Senza però idee chiare su come uscire dalle difficoltà e dalle incertezze che rischiano di stritolarlo!

di Erio Matteo