Il Maffucci di Calitri ricorda Alfonso Nannariello

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Ha ricordato il professore Alfonso Nannariello, ad un anno dalla morte, l’istituto Maffucci di Calitri. A rendergli omaggio il sindaco Michele Di Maio, il vescovo Pasquale Cascio, Attilio Galgano  del Forum dei giovani, i professori Antonio Metallo e Maurizio Cianci, Don Cosimo Epifani e tanti amici che hanno condiviso con lui un tratto di strada. Protagonisti gli studenti con gli alunni Carmine Di Gisi, Emanuele Caruso e Felice Cosentino della 3 A del Liceo Artistico che hanno voluto realizzare un suo ritratto, mentre i ragazzi della 4 A dello Scientifico hanno curato un video in suo ricordo. Un ricordo affidato anche alla lettura dei brani dalle sue opere.  Un confronto fortemente voluto dai rappresentanti di Istituto e dalle prof.sse Fabiola Bellofatto e Rosa Galgano per  testimoniare coma la lezione di Nannariello sia sempre viva. E’ stato Galgano a spiegare come “Quando il professore Nannariello morì il Forum era allora in fase di attivazione e la prima proposta che ritenemmo di formulare fu quella di intitolargli la biblioteca comunale o un’aula della stessa, come di recente avvenuto. Il suo ricordo ha poi accompagnato ed ispirato diverse nostre iniziative e continuerà a farlo per tante altre future. Per noi giovani, il professore Nannariello era un grande amico oltreché uno straordinario Maestro. Da un anno ci sentiamo tutti un po’ più soli”. Di Maio ha ricordato il suo ruolo di studioso attento alle radici e animatore costante del dibattito culturale con i suoi studi legari alla memoria dell’Irpinia “l’immensa eredità culturale di Nannariello, l’Insegnante che sprona i suoi alunni ad avere una testa pensante, l’Amico dalla sensibilità e intelligenza di chi ha qualcosa di interessante da comunicare al mondo”. 
“Sapeva riconoscere il senso del Sacro che abita l’uomo in ogni sua forma, senza mai trascurare la carne di cui siamo fatti. I suoi scritti decifrano il mondo che ha abitato a partire dalla lingua, quel dialetto che definiva ‘senza grasso di vocali’ e poi, ogni memoria, ogni stralcio di rito passato al setaccio, rielaborato e posto in relazione con la più ampia cultura che tutti ci comprende. Una persona gentile, sempre attenta al prossimo, dalla mente complessa, agitata e infebbrata”, aveva scritto Vinicio Capossela all’indomanid ella morte. A rendergli omaggio era stato anche il paesologo Franco Arminio “Mi ricordo il suo racconto della morte del padre, mi ricordo le sue conversazioni sempre verticali: da ogni punto della sua parola si vedeva Dio, ma era un Dio attorcigliato nel suo stesso mistero che poi è il mistero in cui viviamo noi tutti. Alfonso era contratto, come sono stato contratto sempre anche io. Abitavamo luoghi diversi della stessa tensione. E abbiamo avuto gli stessi rapporti difficili con la nostra Irpinia, una terra di esemplare durezza con chi tenta di scuoterla, di indagare il suo astio”.