Il nemico dell’omino con i baffi: la rizoartrosi

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Di Mario e Alessandro Ciarimboli 

Un dolore localizzato al pollice con difficoltà ad eseguire alcuni movimenti come quello di “torsione” che si esegue nello stringere una maniglia o nel gestire la moka, la classica macchinetta del caffè, quella, per intendersi, dell’omino con i baffi: questa è la sintomatologia causata dalla rizoartrosi o artrosi del pollice. Essa colpisce l’articolazione alla base del pollice, interposta tra carpo e metacarpo del primo dito, danneggiandone la cartilagine e provocando ricorrenti episodi di infiammazione con dolore e difficoltà ad effettuare movimenti della mano come, appunto, lo “stringere”. In tutti si genera, con il passare degli anni, la degenerazione cartilaginea causata da artrosi senile. Questa si manifesta maggiormente in articolazioni sottoposte a intensa attività funzionale come avviene alle ginocchia, alle anche e alla colonna vertebrale, segmenti fortemente sollecitati nel corso della vita. Lo stesso accade nell’articolazione del pollice che è la parte della mano più interessata da movimenti di forte impegno. Non in tutti, comunque, la rizoartrosi manifesta sintomi. Quando ciò accade essa può manifestarsi dai quaranta anni in poi. La diagnosi può essere sospettata per il dolore e per le difficoltà nell’usare la mano, per esempio e come già detto, nello stringere la macchinetta del caffè. In questo caso si ricorre alla radiografia di confronto tra le mani soprattutto per differenziare la rizoartrosi dalla tendinite di De Quervain, la tendinite del muscolo lungo abduttore del pollice di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo e che ha una sintomatologia abbastanza simile ma è legata a fattori acuti infiammatori del tendine e non della articolazione. Accertata la diagnosi il trattamento deve essere precoce. Il primo intervento è rappresentato dall’uso di un tutore, facilmente reperibile nei negozi di articoli sanitari o in farmacia con la semplice denominazione di “tutore per rizoartrosi”. Il tutore va usato costantemente nelle ore notturne e, nel giro di tre mesi circa determina una marcata riduzione del dolore e della infiammazione. In associazione al tutore, se non si realizzano risultati positivi, può essere associato un trattamento con terapia fisica, a base di cicli di onde d’urto,pertermia o tecarterapia che accompagnano la chinesiterapia con esercizi di mobilizzazione e stretching articolare. Se, nonostante la terapia fisica, non si ottengono risultati e il dolore è intenso e costante, si ricorre all’intervento chirurgico. Questo consiste nella rimozione dell’osso trapezio e nella formazione di una articolazione nuova utilizzando parte di un tendine del polso. Questa operazione denominata “trapeziectomia con artroplastica” comporta un periodo di immobilizzazione del polso di 20 – 25 giorni seguito da trattamento riabilitativo. Al termine la macchinetta dell’omino con i baffi potrà riacquistare il privilegio di essere vigorosamente stretta.