Il dibattito a Guardia, Irpinia terra a rischio desertificazione

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Affrontare il tema dell’emigrazione è entrare nella storia, in questa storia che ci coinvolge tutti, tra gommoni avvistati quotidianamente sulle nostre coste, e gli occhi disperati di chi sfugge a situazioni inumane per cercare qui da noi la salvezza e, non di rado, trova la morte. “Assistenza e migrazione: il ruolo delle Società di Mutuo Soccorso tra XIX e XX secolo”, questo il titolo dell’ultimo libro di Michele Vespasiano, presentato, sabato sera, nella chiesa di san Vito di Guardia dei Lombardi. A confrontarsi su questo tema, l’onorevole Gerardo Bianco, il saggista Giandonato Giordano, il direttore del “Quotidiano del Sud”, Gianni Festa, lo storico Tony Ricciardi. Un dibattito coinvolgente e serrato, che ha riletto la storia dei flussi migratori del passato, anche alla luce di questo doloroso pezzo di storia attuale che interroga le nostre coscienze. Ad aprire il confronto, Giandonato Giordano che si è soffermato anche sulla storia della Cassa per il Mezzogiorno, momento felix del nostro martoriato Sud. «La storia dell’emigrazione che ha visto coinvolte anche le popolazioni del Sud in un passato non troppo lontano, quando viaggiavamo con le valige di cartene – ha affermato – non deve farci dimenticare le immense risorse che si sono aperte in quel periodo storico in cui venne creata la Cassa per il Mezzogiorno. Fu un periodo fecondo per il Meridione. Voglio ribadirlo in un momento in cui, proprio questo periodo, viene demonizzato e strumentalizzato dalla Lega». «Oggi c ’è il rischio del fenomeno della desertificazione – ha sottolineato Festa – secondo i dati Istat, siamo come al tempo del dopoguerra. Bisognerebbe elaborare un progetto serio di cambiamento e di innovazione. Se i giovani vanno via, significa che qualcosa non va. Gli emigranti di un tempo erano molto diversi dai ragazzi che emigrano adesso, e che maledicono la propria terra, perché non offre loro opportunità lavorative.». Controcorrente l’intervento di Tony Ricciardi, che ha sostenuto la tesi che i flussi migratori siano pilotati dalle classi dirigenti. «Le storie delle migrazioni – ha ribadito – sono narrazioni che ci siamo costruiti. La verità è che le classi dirigenti hanno costruito queste stesse narrazioni dei flussi migratori. Questi Paesi avevano un sistema pensionistico che funzionava diversamente. Bisogna porsi la domanda: come funzionavano prima? Come risolviamo il problema della povertà? Vespasiano, inconsapevolmente, ha fatto un’operazione di storia globale, parlando dell’emigrazione di Sant’Angelo, e finendo col raccontare una storia più ampia. Nel 1901, in Italia, chi emigrava viaggiava in terza classe, come ci ricorda la storia del Titanic. Voglio ribadire che l’emigrazione produce ricchezza, ed è stata indotta da chi deteneva il potere. L’emigrazione dobbiamo intenderla come elemento funzionale. Questo Paese è rinato con il fenomeno dell’emigrazione. Il problema, però, non è tanto quello di far partire i migranti, ma di creare le condizioni per il loro ritorno. In questo testo, si nota come a partire siano i piccoli proprietari terrieri, poiché la parcellizzazione della terra non ha garantito la sussistenza. Dobbiamo ammettere che, oggi, la nostra provincia, è tra le più vecchie dell’Italia, siamo la provincia della terza età e dobbiamo prenderne atto. Così come dobbiamo ammettere che anche i nostri piccoli centri possono scomparire.». Articolato ed intenso anche l’intervento di Gerardo Bianco. «Il volume di Vespasiano racconta di queste Società di Mutuo Soccorso – ha affermato – questo fenomeno di auto – organizzazione pone in rilievo come la società dell’epoca fosse reattiva. Non emigravano soltanto i piccoli proprietari, ma anche i braccianti e i mezzadri. Molto rilevante fu l’emigrazione che sceglieva come luogo di destinazione gli Stati Uniti d’America. Queste comunità cercavano di organizzarsi intorno ai santi del loro paese. Le Società di Mutuo Soccorso sono importanti – ha ribadito – perché si riproduceva, in esse, la realtà da cui si proveniva. Non erano più singoli personaggi, ma comunità intere che si confrontavano con singoli valori. Lo Statuto di Guardia dei Lombardi, di cui l’autore parla nel suo libro, si occupa della scuola. I primi problemi che affronta, sono quelli relativi all’istruzione, alla sanità. Chi partecipava a tutto ciò, partecipava anche alle funzioni funebri. Come ha scritto Gabriel Garcia Marquez in Cent’anni di solitudine: “la civiltà nasce dove si seppelliscono i morti”. Ritengo anch’io che Vespasiano abbia scritto questo testo, aprendo, inconsapevolmente, ad altri temi, molto più ampi e globali. Pensiamo solo che, oggi, la Turchia conta circa tre milioni di emigranti, e che la globalizzazione ha portato ad un rapido spostamento di capitali. Oggi i flussi migratori sono un problema enorme, che non si può pensare di risolvere con semplici operazioni di Polizia. L’Africa è il punto di riferimento della politica mondiale. Lo ha compreso bene questo Papa. Il 1950 – 1965 – ha proseguito Bianco – è stato il periodo più fecondo per il Sud, è quello che coincide con la Cassa del Mezzogiorno. Voglio sottolineare un dato importante: in questo arco di tempo, il tasso di sviluppo del Sud è quello più elevato a livello mondiale. Così come non è corretto affermare che il post sisma sia stata la storia delle grandi ruberie, come si è falsamente scritto. Si cercò di affrontare una situazione di calamità naturale che aveva ferito a morte le nostre terre». Di Vera Mocella