Il paese ascolti il Terzo Settore

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La situazione sanitaria e socioeconomica italiana mostra chiari segnali di miglioramento rispetto ad alcuni mesi fa e sembra che la paura cede il passo alla fondata speranza di una possibile ripresa. All’interno del sempre copioso ed articolato dibattito culturale e politico italiano , non pochi autorevoli osservatori, fanno riemergere l’esigenza di non confondere la governance con la government. Ed è una distinzione non occasionale questa perché la “cabina di regia,” voluta opportunamente da Draghi, è connessa con tale ravvisata distinzione. Sappiamo tutti che government è un termine che descrive il soggetto che deve prendere le decisioni finali, mentre la governance deve affrontare le regole di gestione dei provvedimenti. Questi due momenti, nella storia socioeconomica degli ultimi decenni, non hanno mai avuto l’attuale ed enorme importanza in stretto rapporto con il Pnrr e l’Eu Nexit Generation. L’emergenza pandemica e l’autorevolezza del governo Draghi sembrano aver assorbito ed unificato le due funzioni. Probabilmente gli effetti positivi di questa unitarieta’ di indirizzo e di gestione saranno senz’altro visibili, ma rischiano di non evitare il peso della burocrazia. Si osserva anche che in Italia, paese con il Terzo Settore piu’ sviluppato rispetto alla popolazione, è proprio questo il settore che viene quasi sempre ascoltato, ma sempre escluso dai processi decisionali. Si pensi alla Francia che ha destinato il 25% delle risorse dell’Eu Next Generation al Terzo Settore. L’altra lacuna è che in Italia la democrazia deliberativa, mai in alternativa alla democrazia decidente, è un modello di partecipazione democratica visto con non poco sospetto. Il problema è sicuramente culturale di chi non sa che il Terzo Settore è nato il Italia nel 1200, con radici culturali e sociali che hanno trovato sintesi concreta e feconda nella nostra Carta Costituzionale. La risposta a questa miopia culturale e politica ci viene gia’ da Giacomo Leopardi nel suo “Discorso sopra lo stato dei costumi degl’italiani”(1824 dove sostiene che gli italiani hanno un grave difetto: sono malati di esterofilia. A tal proposito non è casuale che, dal secondo dopoguerra, andando a rimorchio di modelli stranieri, ci hanno fatto credere che il Terzo Settore debba porsi al servizio dello Stato in Europa e del mercato negli Stati Uniti. In tali condizioni appare difficile che la burocrazia, a tutti i livelli, nel quadro degli interventi del Next Generation, sara’ in grado di collaborare in maniera efficace, in quanto non conosce le realta’ del territorio come, invece, le conoscono le associazioni di promozione sociale, le cooperative sociali e le altre imprese sociali. Conoscenze ed impegni puntuali dimostrate durante i momenti piu’ drammatici della pandemia. E’ chiaro, dunque, che non basta solo accogliere ed apprezzare le proposte avanzate dal Terzo Settore, nel mondo della scuola, della sanita’, dell’educazione. Il risultato non puo’ essere sempre lo stesso: accoglimento formale e poi totale accantonamento. E’ sperabile, tuttavia, che la sentenza 131/2020 della Corte Costituzionale, rappresenti una concreta rivoluzione copernicana sulla importante materia.

di Gerardo Salvatore