Il pareggio delle coalizioni

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Alla fine, fatto salvo il voto referendario con la nettezza del risultato per il Si, la scossa non c’è stata per il voto regionale. Tre regioni al centrodestra (Veneto, Liguria e Marche), tre al centrosinistra (Toscana, Campana e Puglia). Il 6 a 0 si ascrive solo nel libro dei sogni delle profezie di Matteo Salvini. Ha vinto la tendenza conservativa che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a Nicola Zingaretti, sospeso fino all’esito del risultato della Toscana e della Puglia. Il leader della Lega recupera però un buon consenso insperato in Toscana anche se la vittoria non gli sorride. Avrà, comunque una forte rappresentanza in Consiglio regionale. Anche per Fratelli d’Italia la vittoria è a metà: conquista la rossa Marche, ma perde la sfida pugliese su cui la Meloni aveva puntato molto. Per Matteo Renzi non è andata male. Non vince e non perde, ma resiste nella sua posizione di ago della bilancia per alcune decisioni che il governo si appresta a prendere. Il M5s perde consensi nelle regionali. E il governo Conte? Per ora non traballa. Il successo del M5s al referendum e il risultato positivo del Pd nelle regionali mette al sicuro l’esecutivo. Che, peraltro, non ha alternative, anche se, come si dice, mai dire mai. In realtà la mancata scossa è anche garanzia di stabilità del governo guidato da Conte che ha davanti appuntamenti di notevole importanza e urgenza. Anzitutto la strategia per combattere il Covid-19 che, come i dati evidenziano, non accenna a restituire tranquillità al popolo italiano. C’è poi l’amica Europa che bussa alla porta e chiede garanzie sul piano di investimenti del Recovery fund, finalizzato a creare investimenti e sviluppi. E c’è il Mes che bussa alla porta e che fa registrare diversità di vedute nella stessa maggioranza. Sul piano istituzionale c’è da fare i conti con le riforme a cominciare dalla legge elettorale, della quale riportiamo il commento in altra pagina.

di Gianni Festa