Il Pd e la crisi di governo

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La scorsa settimana abbiamo parlato dell’incognita PD e del poco tempo a disposizione per una radicale e coraggiosa trasformazione del suo assetto interno e di una proposta politica che ancora non si percepisce se non nella generica enunciazione di valori (Lavoro, lotta alle disuguaglianze, sanità, scuola) tipici della sinistra. Ora che la crisi di governo è una realtà, non c’è molto più tempo di fare quello che si sarebbe dovuto fare prima, perché Salvini ha gettato la spugna, vuole il voto ad ottobre e addirittura pensa di gestire lui le elezioni, da ministro dell’interno in carica che controlla i prefetti, la polizia, l’ordine pubblico oltre che i social e la Rai. Zingaretti è convinto, che si debba andare a votare il prima possibile, sottovalutando il rischio di una probabile vittoria, se non un cappotto, della Lega, da sola o con la Meloni e, se non bastasse, anche con Berlusconi che, per proteggere le sue aziende, si alleerebbe anche con il diavolo. La legge elettorale dà alla Lega, forse anche da sola, la possibilità di conquistare la maggioranza dei seggi raggiungendo il 40% dei voti. I sondaggi la danno al 35/36%: con la Meloni al 6/7% e il resto di FI, al 7% la conquista del potere sarebbe altamente possibile anche se i sondaggi dovessero risultare parzialmente sbagliati. Il risultato delle europee (34%) è un dato reale e l’onda, che si è venuta a creare nel paese e che invoca l’uomo forte, non facilmente fronteggiabile in qualche mese. Salvini chiede i pieni poteri per evitare –dice- i tanti no che gli frappongono gli altri a cominciare dai 5 stelle. Pieni poteri avevano chiesto Mussolini nel 1922 e Hitler nel 1933 e sappiamo come è andata a finire! Non vogliamo parlare di fascismo, né di peronismo o di franchismo e, meno che mai, di nazismo, ma i dubbi su una deriva della nostra democrazia parlamentare, garantita da un equilibrio di poteri, certamente a rischio. Con la probabile fuoruscita dall’euro e, forse, persino dall’Europa. Un governo della peggiore destra antidemocratica e sovranista, Salvini Meloni, eleggerà il futuro Presidente della Repubblica, la Corte Costituzionale, il CSM, controllerà la Rai e una notevole parte di giornali. Zingaretti tiene conto di tutto questo? Crede veramente che la sua generica proposta politica su un “Fronte democratico”, del quale non si vedono gli alleati, basterà? Manterrà il partito compatto sulla sua posizione o sarà condizionato dalla voglia di rinnovare la partecipazione parlamentare escludendo molti renziani? Quella del voto subito è l’unica opzione possibile? Renzi – e stavolta non possiamo dargli torto- dice che “Il PD non può fare l’errore di consegnare il Pese per 5 anni al leader leghista con un concreto pericolo autoritario”. E dovrà essere il governo in carica, con in 5stelle e la Lega che sono ai ferri corti e Salvini a ministro dell’interno a gestire le elezioni? L’analisi e le previsioni di vittoria sembrano obbiettivamente frettolose ed azzardate. Il partito democratico è ancora diviso e la leadership di Zingaretti non condivisa da tutti. Anche Franceschini si smarca. Calenda, in una recente intervista al “Corrie – re della sera” ha detto che i PD sono due. C’è quello di Renzi, che controlla la maggioranza dei gruppi parlamentari, e c’è il Pd di Zingaretti che controlla la maggioranza degli organi di partito. I leader dei due partiti non si incontrano e non si parlano e le due dirigenze si detestano reciprocamente molto più di quanto avviene tra Lega e 5Stelle e, cosa molto più grave, che a furia di litigare questo veleno sta scendendo nella base del partito. In queste condizioni con un elettorato deluso e sfiduciato Zingaretti è sicuro di risalire la china? Si è mai chiesto perché gli elettori del sud, nonostante lo sbandierato autonomismo differenziato, che vuol dire secessione, vota Salvini? E’ sufficiente l’invito a Renzi ad “aiutarci a farci vincere” se non si trova con lui un modus vivendi, anche con un nuovo assetto del partito? Se non si risolve il problema Renzi si andrà incontro a sconfitta sicura. Non è meglio un governo istituzionale che nomini il commissario europeo, riallacci civili rapporti con l’Europa e imposti a soluzione il problema migranti e faccia la finanziaria per portarci al voto nella primavera prossima?

di Nino Lanzetta