Il pericolo sempre vivo dei fanatismi

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L’articolo di domenica scorsa, sulla prima pagina de “Il Mattino”, di Romano Prodi sulla questione afghana , pur  nella sua  valida chiave analitica , appare in linea con il consueto e parziale approccio diagnostico della cultura politica occidentale. Parziale diagnosi perché? Perché andrebbe sottolineato il non ancora comprensibile motivo per cui i militari americani hanno abbandonato sul campo il consistente e sofisticato arsenale bellico, come se fosse una banale scorta di noccioline americane. Parzialità diagnostica sui tempi assurdi del ritiro delle forze statunitensi e sull’evidente errore di stima della capacità di tenuta delle forze governative afghane per arginare il ritorno dei telebani. Ma non è su queste  piste diagnostiche che, a mio avviso, l’occidente  dovrà ricercare il dialogo. Dialogo necessario , ma con la consapevolezza che il fanatismo islamico non è  solo un eccesso di religione, anzi è frutto di una telogia che ha messo Dio in disparte. A tal proposito non è necessario condurre i relativi approfondimenti tematici  sui tanti scritti , vecchi e nuovi, sul fanatismo. Credo che già Voltaire dedico al fanatismo un suo celebre articolo nel suo “ Dizionario Filosofico”.In esso il fanatismo veniva presentato come una malattia della mente.”il fanatismo sta alla superstizione come il delirio sta alla febbre, come le furie stanno alla collera” Siamo, dunque, nell’alveo della psichiatra. La follia del fanatico, concludeva Voltaire, è inspiegabile ma il più delle volte è manipolata fino a diventare un fenomeno collettivo che, in epoca recente, è sfociato nel terrorismo. Manipolazione non solo mentale, ma sostenuta dagli interessi collegati alle ingenti risorse naturali afghane che attirano l’attenzione delle più grandi potenze della Terra. Con questa chiave di lettura forse è comprensibile come gli americani non hanno capito che non si amministra per anni un vasto territorio, con milioni di persone, grazie ad un pugno di imbecilli e in nome di un regolamento di conti collegato all’attacco delle Torre gemelle. Il paradossale investimento di forze e di capitali con il coinvolgimento di forze alleate tra cui i 50 valorosi italiani. Venti anni di  sforzi  notevoli non sono bastati a far capire che il fanatismo è davvero una malati della mente che permea costantemente coscienze e comportamenti. L’approccio psichiatrico non appare inutile in quanto studi recenti sulla materia hanno evidenziato   i processi psicologici di slittamento verso la violenza, certamente alimentati dal deficit umano e culturale e dal percepito senso di umiliazione geopolitica. La crisi che oggi scuote il mondo islamico, di cui il terrorismo è solo l’aspetto più visibile, è collegata al successo di una teologia che rifiuta la teologia: Dio è stato messo in disparte. Per questo il fanatismo non è affatto un eccesso di religione. Di conseguenza gli attuali ”musulmani moderati”, tra i vincitori in Afghanistan, con i loro sbandierati programmi, dimostrano che più si è musulmani più si è violenti, intolleranti, settari. Con questo orizzonte, nuovo e preoccupante, l’occidente dovrà fare i conti e lo sforzo non sarà facile.

di Gerardo Salvatore