Il procuratore Airoma a Taurano: “Clan non sparano più, allerta su circuiti economici e amministrativi”

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Gli studenti dell’Istituto Comprensivo Benedetto Croce di Lauro, hanno potuto assistere a un evento dal significato profondo, promosso congiuntamente dalla Pro Loco Taurano e il Comune di Taurano, intitolato “Per non dimenticare…”, dedicato a Nunziante Scibelli.  L’attenzione di tutti è stata rivolta alla memoria di Nunziante Scibelli, una vittima innocente della mafia, con un programma ricco di momenti di riflessione e partecipazione. L’evento  si è celebrato, ier presso l’ingresso della scuola Secondaria di Taurano, dove è stata svelata una targa commemorativa in onore di Scibelli. Successivamente, si è svolta una commovente marcia verso il convento San Giovanni del Palco, guidata dal Coro delle “Voci Bianche” dell’Istituto Comprensivo, che ha accompagnato il corteo con le loro dolci melodie.

Le autorità presenti hanno incontrato gli studenti, offrendo loro un’importante occasione di dialogo e confronto. Tra i presenti, la Prof.ssa Maria Siniscalchi, Dirigente Scolastica, il Prefetto della Provincia di Avellino, Paola Spena, il Questore della Provincia di Avellino, Pasquale Picone, il Procuratore della Repubblica – Procura di Avellino, Dott. Domenico Airoma, il Colonnello Domenico Albanese del Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Avellino, il Sindaco di Taurano, Salvatore Maffettone, l’Avv. Pasquale Colucci, promotore del comitato “26 maggio”, e Giovanni Ferraro per la Pro Loco di Taurano.

“Non possiamo rimanere tranquilli. È evidente che il fatto che non si verifichino più delitti efferati e che il sangue non scorra non significa affatto che la criminalità sia inattiva”, ha dichiarato Il Procuratore Domenico Airoma. “Esistono diversi circuiti, soprattutto nell’ambito economico e amministrativo, dove è probabile che gli interessi criminali si stiano attualmente manifestando. È vero che ci sono molti reati che agiscono come spia, ma diventano tali solo quando li rileviamo come tali. Dobbiamo quindi essere capaci di interpretarli, altrimenti non sarebbero più considerati “spia”. Questo richiede certamente un’efficace capacità investigativa da parte delle forze dell’ordine e della magistratura, oltre a un miglioramento nell’interpretazione dei segnali. Tuttavia, è importante sottolineare che è necessaria anche la collaborazione delle comunità. Ognuno deve fare la propria parte, non limitandosi a presentare segnalazioni anonime, ma anche a denunciare attivamente. È cruciale trasmettere il messaggio di legalità alle giovani generazioni, proprio come avviene oggi riguardo ad altre questioni. Dobbiamo cominciare a raccontare ai nostri giovani storie positive di persone. Non è vero che diventare vittime è pura casualità; spesso sono il risultato di un ambiente che ha permesso alla criminalità di prosperare. Questo è il risultato dell’indifferenza, della collusione e del coinvolgimento. Raccontare queste storie ai giovani significa anche avvisarli sui rischi futuri e su ciò che potrebbe accadere”.

Questo momento di condivisione e ricordo ha evidenziato l’importanza di preservare la memoria delle vittime innocenti della criminalità organizzata e ha rafforzato il legame tra la comunità scolastica e le istituzioni locali nella lotta contro la mafia e ogni forma di illegalità.

“Abbiamo sempre lavorato in sinergia con il Procuratore, più che operare da soli, perché da soli non si ottiene alcun risultato”, ha dichiarato il Questore Pasquale Picone. “Abbiamo svolto un lavoro importante coinvolgendo tutte le forze dell’ordine: la Polizia, i Carabinieri, la Guardia di Finanza, seguendo le indicazioni della Direzione Distrettuale Antimafia, guidata all’epoca dal Procuratore Airoma. Abbiamo condotto attività che hanno permesso di identificare gli autori di gravi reati e di portarli alla condanna in sede dibattimentale. Quindi, se da questo punto di vista il territorio ha registrato un miglioramento, è stato grazie all’impegno congiunto delle forze dell’ordine coordinate dall’autorità giudiziaria. Inoltre, se vogliamo affrontare la questione in modo completo, in questo territorio il male oscuro si chiama Cava e Graziano. È necessario individuare chi ha inquinato il territorio e valutare la situazione, come suggerito dal procuratore, poiché sono riusciti a contaminarlo. Questo probabilmente a causa della complicità di una piccola parte della società civile con tali organizzazioni. E forse, in quel contesto, anche le stesse forze dell’ordine, mi riferisco a molti anni fa – non alle attuali risposte dell’autorità giudiziaria – hanno svolto la loro attività in modo un po’ distratto e sottodimensionato. I tempi sono cambiati: oggi abbiamo un Procuratore Capo della Repubblica che è il Procuratore Airoma, il quale, avendo una buona conoscenza del territorio, ci guida come forze dell’ordine. Il Questore coordina l’attività tecnico-operativa, non essendo un ufficiale di polizia giudiziaria; vi sono il dirigente della Squadra Mobile, del reparto operativo e dell’ufficio della Guardia di Finanza. Siamo quindi completamente a disposizione dell’autorità giudiziaria, seguendo gli input forniti dal questore e da me riguardo alle attività da svolgere e alla necessità di rimanere sul territorio. È fondamentale rimanere sul territorio, comprendere i fenomeni, prevenirli e soprattutto fornire all’autorità giudiziaria tutti gli elementi di valutazione necessari per avviare indagini ben condotte che conducano alla condanna”.

L’iniziativa, promossa con impegno e sensibilità, ha suscitato grande partecipazione e ha rappresentato un’occasione significativa per ribadire l’impegno collettivo nella costruzione di una società più giusta e solidale, basata sui valori della legalità e della memoria. “Io lancerò un appello al Ministro Piantedosi, che è sensibile a questi argomenti, affinché possa dare un segnale, perché la comunità ha bisogno di segnali, come quello che è stato dato stamattina”, ha concluso Carmine Amato, cugino di Nunziante Scibelli. “Quello di stamattina è un segnale valido e positivo per i giovani, perché la gente vuole vedere qualcosa e noi dobbiamo lasciare questo segnale. Occorre dimostrare che là dove c’era la camorra si può fare un lavoro per la gente, si può fare qualcosa di utile per il territorio. Vedere il nome di Nunziante Scibelli all’ingresso di del “Maglificio 100Quindici passi”, ormai abbandonato, provoca un senso di sconforto, ma soprattutto di sconfitta, perché lo Stato non può essere sconfitto. È vero che ci sono stati gli arresti e tutte queste cose, ma bisogna far ripartire da ciò che era stato preso e bisogna far apprezzare alla gente ciò che fa lo Stato. Passare davanti a quella struttura e vedere che oramai ci sono solo erbacce, ragnatele, in uno stato di abbandono, provoca veramente un senso di depressione”.