Il recupero dell’orgoglio 

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Non serve piangere sul latte versato, ma riflettere sul come e perché esso sia stato versato, penso che sia cosa buona e giusta. Non v’è dubbio che nel Paese e in Irpinia ci sia una forte emergenza democratica. La precarietà con cui si consumano i processi politici, gli attori in campo che agiscono tra superficialità e precarietà, incapaci di avere un’idea per come ribaltare lo stallo che si registra, sono fatti di grave preoccupazione per il futuro. Da che cosa scaturisce tutto questo? In parte dalla mancata identificazione e conoscenza del territorio che consente invasioni finalizzate alla gestione del potere, ma anche dal ruolo subalterno che la classe politica locale ha scelto di percorrere. Prendiamo, ad esempio, l’Irpinia. Nè con nostalgia, e men che mai con rimpianto, considero questa terra una delle migliori in assoluto nella formazione della classe dirigente. E’ scritto, oramai, nei libri di storia. Il resto è un processo di involuzione che sta facendo precipitare la realtà in un vortice estremamente pericoloso. La rappresentazione delle candidature alla presidenza della Provincia è il riferimento cogente di questo processo. Sono scomparsi dalla scena gli attori irpini, diventati sudditi, e sono apparsi personaggi che guardano al territorio come riferimento per sorreggere le proprie ambizioni. Nel Pd questa involuzione è emblematica. Dal Sannio e dalle zone interne Umberto del Basso de Caro ha messo insieme, salvo rare eccezioni, il peggio che c’era nel partito, usando metodi discutibili sul potere di nomine. Dalla fascia costiera Napoli- Salerno il governatore della Campania Vincenzo De Luca sta conquistando fette di territorio irpino per accaparrarsi il consenso in vista delle future elezioni regionali. Nell’uno e nell’altro caso gli irpini da protagonisti di un tempo passato sono diventati coloni. Spesso senza dignità. Quando verrà il tempo dell’orgoglio ritrovato?

di Gianni Festa edito dal Quotidiano del Sud