Il Rosatellum e le nuove alleanze 

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La legge elettorale, detta Mattarellum, sostanzialmente maggioritaria, fu approvata dopo decenni di discussioni in parlamento e apposite commissioni, ed anche a seguito di un referendum popolare, che aboliva le multi preferenze. E’ stata una buona legge ed ha consentito l’alternanza tra centro destra e centro sinistra con le vittorie di Prodi e di Berlusconi. Poi c’è stata l’involuzione con leggi elettorali improvvisate e fatta dalla maggioranza di governo per mantenere il potere.

Prima il Porcellum di Berlusconi nel 2005, poi l’Italicum di Renzi nel 2015 ed infine il Rosatellum dello stesso Renzi nel 2017 con il quale si andrà a votare la prossima primavera. Sia il Porcellum che l’Italicum sono stati dichiarati incostituzionali dalla Consulta, alla quale, peraltro, sono già stati presentati ricorsi per il Rosatellum. Le ultime tre leggi elettorali, che stabiliscono le regole del gioco e dovrebbero essere imparziali e volte alla tutela di tutti i partiti, sono state dettate – in disprezzo di ogni forma di democrazia esautorando il Parlamento- dagli stessi giocatori che in quel momento davano le carte e nell’esclusivo loro interesse, sancendo un vulnus gravissimo per l’equilibrio democratico.

Le leggi elettorali dovrebbe farle il Parlamento e non i governanti – che si atteggiano a fare gli statisti senza averne la qualità. De Gasperi, che statista lo era sul serio, diceva: “Lo statista pensa alla prossima generazione, il politico alla prossima elezione”. In Italia, purtroppo, abbiamo sempre più politici, o meglio politicanti, che statisti. E Renzi delle ultime tre leggi ne ha fatte ben due, una peggiore dell’altra, alla stessa stregua di quella, pessima, che precedentemente aveva fatto Berlusconi. Il Rosatellum non sfugge alla regola delle norme dettate da uno o due giocatori in campo per fregare gli altri. E’ una legge elettorale contro e non a favore. Ha inventato le finte coalizioni (valide per le elezioni e non pure per il dopo) solo per non far vincere il M5S, che non fa coalizioni, e danneggiare gli scissionisti del PD, isolandoli. Ha impedito agli elettori di scegliersi i propri rappresentanti, con l’obbiettivo di assicurarsi in Parlamento un numero di nominati, fedeli scudieri “usi ad obbedir tacendo”. Il tutto nella logica di un uomo solo al comando che, nella storia dei popoli, si è sempre dimostrato nefando.

Oggi si assiste ad un revival di capi e capetti, di razzismo, antieuropeismo, sovranismo, addirittura al ritorno ad un nazi fascismo di casa nostra, non meno pericoloso, di giovani che operano indisturbati, leggono proclami, si presentano alle elezioni e raccolgono voti e ed hanno anche la compiacenza di personaggi della politica e di alcuni giornali. Il tutto in una democrazia che va sempre più sfilacciandosi e che le leggi elettorali, ciniche e immorali, aggravano paurosamente. Ma, spesso, il diavolo fa le pentole e non i coperchi e il Rosatellum rischia di ritorcersi contro i suoi stessi autori.

Non risolve il problema della governabilità, che addirittura aggrava perché, a detta di tutti i commentatori politici, non assicura alcuna maggioranza nel nuovo parlamento e penalizza lo stesso PD, che rischia di arrivare addirittura terzo. In più è molto probabile che il ventilato accordo tra Renzi e Berlusconi, che molti sostengono sia la vera ragione di una legge tanto melensa, sta facendo rinascere Berlusconi, che ha ottenuto una legge elettorale a lui favorevole ma che rischia di non avere i numeri. Cosa succederà nel nuovo Parlamento? Ancora un governo di larghe intese, un governo del Presidente o il ritorno alle urne? E con quale legge elettorale? Di fronte ad una crisi così profonda della politica ed alla crescente disaffezione degli elettori, soprattutto giovani, sarebbe stato opportuno scrivere una legge che li avesse coinvolti dando loro la possibilità di contribuire, con una partecipazione diretta sul territorio, a cambiare, in meglio e dall’esterno, i partiti refrattari per se stessi a rigenerarsi.

La legge elettorale avrebbe dovuto essere concepita in questa strategia. Invece si va avanti con improntitudine estrema e con arrogante autoreferenzialità, aumentando il solco che li divide dalla società civile e che sta portando il nostro Paese dalla settima potenza mondiale della tanto vituperata prima Repubblica verso l’emarginazione, il sottosviluppo, istituzionalizzando una corruzione sistemica, che si fa finta di combattere con lo sciocco slogan: “C’è Cantone!”. I politici non hanno smesso di rubare – sostiene Davigo – hanno solo smesso di vergognarsi. “Nulla li scalfisce, nulla li intimorisce compreso lo SCUORNO, un tempo antidoto contro le malefatte e insieme sentimento di irreprensibile comportamento” scrive Giandonato Giordano nel suo bel volumetto:” Lettera a mio figlio sulla politica” uscito recentemente. Si va di male in peggio!

di Nino Lanzetta edito dal Quotidiano del Sud