Il ruolo della stampa cattolica 

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Le analisi, lucide e puntuali, dell’amico Gerardo Salvatore sulle colonne di questo giornale, circa la presenza dei cattolici in politica, mi stimolano a fare alcune considerazioni, con il solo intento di offrire un seppur modesto contributo da parte di un cronista che viene da un’esperienza decennale nel mondo del giornalismo cattolico. Il tema è di grande attualità e di interesse vitale in una società che sta perdendo, poco a poco, molti valori cristiani e civili, e sta tornando ad avvicinarsi, in questa epoca di globalizzazione selvaggia a quella primordiale dell’homo homini lupus.

Con progressiva indifferenza, i valori della solidarietà, il rispetto della persona e dell’ambiente, la sacralità del lavoro come elevazione materiale e morale, vengono gradualmente sacrificati in nome di un dio mercato e di un dio denaro, non perché i cattolici sono meno presenti in politica, ma perché pare che abbiano messo in soffitta i valori cristiani, sacrificandoli al gioco politico e all’interesse di parte, contribuendo non poco – come scrive Gerardo Salvatore – a far immiserire, e di molto, la politica.

C’è allora bisogno di un nuovo partito dei cattolici, ispirato se non direttamente promosso dalla Chiesa? L’eventualità è storicamente irrealizzabile per volontà della stessa gerarchia ecclesiastica ed i motivi sono noti e dibattuti da tempo. I tentativi di ricostituire, in un certo qual modo, una nuova Democrazia Cristiana o un partito equipollente – che ha avuto nella nostra provincia esponenti di rilievo come gli onorevoli Rotondi e Gargani, sono miseramente falliti e, ironia della sorte, i protagonisti sono finiti in un partito aziendale che è l’antitesi dei valori cristiani ai quali avrebbero voluto far riferimento.

Allora il problema non è un nuovo partito politico ma di riferirsi, sforzandosi di metterli in pratica, ai valori cristiani nei pertiti nei quali militano, avendo il coraggio (grazie a Dio c’è ancora libertà di mandato!) di non votare quelle leggi che li disattendono e li umiliano e di seguire gli insegnamenti e gli ammonimenti di Papa Francesco che questi valori li propone ogni giorno con le parole e le azioni che si richiamano al Vangelo e alla vita terrena del Cristo. Il guaio è che, in questa sua battaglia coraggiosa e solitaria, si ha la percezione che spesso non sia seguito, anche da alcuni all’interno della Chiesa stessa.

In questa ottica assume importanza fondamentale il ruolo della stampa cattolica, essendosi dimostrati insufficienti isolati esempi coraggiosi, anche nel nostro territorio, di vescovi come don Nogavero, don Riboldi, don Tonino Bello e pochi altri. In questi giorni è passata inosservata l’invettiva di mons. Antonio di Donna, vescovo di Acerra che ha criticato la sospensione della carcerazione di alcuni di coloro che hanno inquinato la terra dei fuochi, nella considerazione che la decisione dei giudici possa incoraggiare quanti ancora inquinano. La stampa cattolica (in Italia ci sono più di cento settimanali di rilevanza territoriale, riuniti nella Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) che sono espressione delle Diocesi, e che hanno come capofila “Famiglia cristiana”, di rilevanza nazionale), ha come funzione primaria di fare informazione affidabile, senza fini politici o di partito e senza difendere interessi costituiti se non l’ interesse nazionale nel segno della pastorale cristiana e della dottrina sociale della Chiesa. Nessuna deferenza verso il potere politico; strumento di opinione e di formazione, di lotta e di crociata; portabandiera dei valori cristiani; cassa di risonanza degli ultimi, degli emarginati, degli sfruttati, delle periferie di denuncia dei soprusi. Insomma un giornale del popolo che dovrebbe essere anche uno strumento di miglioramento per tutti, laici e chierici.

In Irpinia si sente la necessità di avere una voce di questo tipo nella carta stampata. Aveva, perché pare abbia sospeso, ci auguriamo temporaneamente, le pubblicazioni in carta, un settimanale espressione della Diocesi che, in passato si è avvalso di firme illustri, una per tutte quella di Mons, Barbarito, vescovo emerito ed ex Nunzio apostolico e di uomini di cultura e di giovani valenti, che, per la guida, miope e cauta oltre ogni limite, di un direttore solitario e poco propenso al dialogo, ha impedito di darsi una direzione più collegiale ed una linea editoriale in uno con gli obbiettivi che doveva promuovere, fino a rimanere vittima di una cordata che ha preso il comando del giornale, defenestrandolo in malo modo. Ne è venuto fuori un giornale multicolore e pieno di pubblicità, più vicino al bollettino diocesano che ad uno strumento di informazione, di confronto, di dibattiti di analisi e formazione, perdendo, poco a poco, le firme che lo avevano reso autorevole, compresa quella, qualificatissima, di un esponente stesso della cordata. L’Irpinia ha bisogno come il pane di una stampa cattolica che sia stimolo e propulsore di valori cristiani e di cultura e di un clero che contribuisca alla rinascita morale e civile di una popolazione fiera ma emarginata, soffocata da un potere economico- politico autoreferente e buono per tutte le stagioni. Ci vorrebbe più indignazione e la Chiesa dovrebbe farsene carico, nell’insegnamento di Papa Francesco. Solo così la politica potrà salvarsi senza bisogno dei “barbari” che sbarcano al sud e, purtroppo, hanno pure successo!

di Nino Lanzetta edito dal Quotidiano del Sud