“Il sussulto della Terra” di Dora Garofalo

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Il sussulto della TerraDora Garofalo

 

A voler far l’esame di coscienza,

potrei dar tanto ancor a questa gente mia.

Son sì terra ferace e di bella presenza,

il trucidarmi allor sarebbe una follia.

 

No, non togliete a me l’odor del pesco in fiore,

non fatemi versar lacrime acri,

non sradicate la pace dal povero cuore

di una terra pur sempre radice dei padri.

 

La nuova prospettiva non mi consola.

Crollan valori antichi, vien meno l’onestà

e la mia vita infin nell’Ade vola.

Chi ascolta il mio lamento sposi la pietà.

 

Prima che Adam perdesse il suo più puro stato,

quel giorno in cui costui si ribellò al Signore,

qualcuno qui benigno con grazia mi ha adagiato.

Così ho servito ogni essere col dovuto ardore.

 

Da allora ho conosciuto gaiezze e sofferenze,

tempi di dure guerre, di fame e di briganti,

di misere allegrie, di affanni e di speranze,

di povero lavoro e  di cuori emigranti.

 

Tempi di memoria di ingenui miti,

tempi di carezze e di aurore bianche,

di aquiloni lievi, liberi e puliti

di bimbi felici e di mamme mai stanche.

 

Ma quando oggi ho urlato questo mio nome al vento,

con le braccia protese verso l’azzurro cielo,

lui lo ha sibilato come fosse un lamento

di donna addolorata sotto corvino velo.

 

Allora mi domando, chi sono dunque io?

Sol gleba desolata senza niun valore?

Alcuni mi han risposto: sol di vento fruscio,

senza virtù né storia né tanto meno onore.

 

Non posso perciò avere speranza del domani?

Ma cosa vuole l’oggi, perché mi ha abbandonata?

Per quali estranee colpe signori a me lontani

mi hanno duramente condannata?

 

Vive l’assurdo grigio del reale

chi non rispetta le regole del creato.

La gente corre il rischio di far male

se alla vita non dà significato.

 

Eppure non protesto, grido solo la mia sorte

di terra tristemente poco amata.

Silenziosa sussulto per la condanna a morte

ingiusta e certamente immeritata.

 

Però di certo non mi do per vinta

perché lo devo a voi, figli miei cari.

Continuerò a gridare, combatterò convinta

acché gli uccelli ancor facciano cori.

 

Ma se dovessi perdere la guerra,

se il buio avvolgerà tutti i colori,

figli, sarete orfani di terra,

di verdi prati, di alberi e di fiori.

 

Ed io non potrò più mirar le stelle,

e tu, a cui dirò l’ultimo addio,

ricorderai che tra le cose belle

un dì passato lì ci fui pur io.