Il terremoto in Turchia, Federcostruzioni: per l’Italia un piano di prevenzione

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L’apocalittico terremoto in Turchia: immagini dolorose (vedi foto Ansa), che scuotono la coscienza collettiva, soprattututto in una terra come l’Irpinia, che nel 1980 ha conosciuto la devastazione la morte. Il mondo si sta mobilitando, così l’Italia, per sostenere in ogni modo possibile la popolazione turca. “Federcepicostruzioni esprime il più profondo cordoglio alle comunità turche e siriane duramente colpite dal terremoto e manifesta la propria ampia disponibilità, in termini logistici ma anche di uomini e di mezzi, per facilitare ed accelerare le operazioni di soccorso e ricostruzione.
”Il momento doloroso e drammatico – commenta il presidente nazionale di Federcepicostruzioni Antonio Lombardi – impone purtroppo anche una severa riflessione sul nostro Paese che, com’è noto, insiste in una delle aree sismiche a più elevata pericolosità nel mondo. Non è possibile, oggi che le tecniche costruttive hanno raggiunto livelli di sicurezza antisismica così elevati, piangere ancora vittime e disastri di questa portata. È un dolore che ci tocca da vicino e che ancora avvertiamo come ferita viva ed aperta: sono migliaia le vittime per fenomeni tellurici in Italia soltanto negli ultimi venti anni”.
Federcepicostruzioni lamenta, in particolare, azioni di messa in sicurezza del territorio inversamente proporzionali – in termini di intensità ed efficacia – alle lacrime post-evento: “Per le ricostruzioni post-sisma abbiamo speso in Italia, dal 1968 ad oggi, oltre 190 miliardi, di cui 27 per il sisma di Amatrice nel 2016, 5 per quello de L’Aquila nel 2009. 32 miliardi, solo per questi ultimi due eventi. Gli interventi di ricostruzione non si sono ancora conclusi: una beffa, per chi opera in edilizia ed oggi è costretto a chiudere i lavori del Superbonus in tempi strettissimi, pena la revoca del beneficio. Quando a tardare è lo Stato e a pagare è la povera gente, i ritardi possono ben essere tollerati. Oltre ogni umana sostenibilità, giacché il più recente, dei due terremoti segnalati, risale a ben 7 anni fa”.
”Ma la vera beffa – evidenzia ancora il presidente Lombardi – sta nel fatto che i costi delle purtroppo frequenti ricostruzioni è di gran lunga superiore a quanto si dovrebbe sostenere per un serio ed organico piano di messa in sicurezza antisismica di paesi e città. Dal 1968, anno del terremoto del Belice (più di 300 morti e 70mila sfollati, ndr) ad oggi, l’esborso a carico dello Stato per la ricostruzione degli immobili danneggiati è stato enorme. Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, sulla base degli atti parlamentari, li quantificava, nel 2014, in 121 miliardi di euro. Questa somma, rivalutata ai prezzi correnti, è pari a 159 miliardi, cui si devono aggiungere ovviamente i 27 miliardi legati ai danni del sisma del Centro Italia nel 2016, ed altri 5 miliardi dovuti ai maggiori costi del sisma de L’Aquila nel 2009. In totale, a prezzi correnti, fanno 191 miliardi di euro di danni in 54 anni. La spesa effettiva sostenuta fino a questo momento per eventi tellurici, insomma, ammonta a 165 miliardi di euro: ovvero 3 miliardi l’anno”. 
”L’inconfutabile elemento di riflessione che ci consegnano questi dati – afferma il presidente Lombardi – è l’esigenza, non più differibile, di intervenire concretamente per la prevenzione del rischio sismico. Le risorse vanno purtroppo reperite necessariamente, giacché la politica del risparmio e dell’inerzia ci insegna che, dove non si previene, si è chiamati poi a ricostruire. Con costi, anche umani, problemi e disagi spesso notevolmente superiori”.
Infine, il presidente di Federcepicostruzioni auspica un intervento che uniformi sul piano nazionale le modalità di intervento: “Occorre un piano nazionale – dice – che indichi gli strumenti e le priorità di azione. Oggi in Italia abbiamo sette ricostruzioni in corso: nel Centro Italia, in Abruzzo, ad Ischia, a Catania, nel Molise, nel Mugello e in Emilia: ciascuna con la sua governance, con le sue regole e le sue procedure, sistematicamente differenti, che creano un’evidente disparità di trattamento tra cittadini colpiti dalla stessa calamità”.
”Lavoriamo concretamente e seriamente – è la conclusione del presidente di Federcepicostruzioni – per rendere sicuri il nostro Paese, le nostre case, le nostre scuole, i nostri uffici. Oggi è tecnicamente possibile. Il ritardo ci è già costato troppo in termini economici, per le continue ricostruzioni, ma anche e soprattutto umani: per le centinaia e migliaia di vittime che siamo costretti ogni volta a piangere”.